
Colombo
Nato e residente a Intra, è militare sul fronte jugoslavo durante la guerra fino all'8 settembre.
Dopo il rientro in Italia soffre di problemi fisici dovuti alla permanenza nei lager. Muore il 16 gennaio 1992 a Verbania.
Militare sul fronte jugoslavo, dopo l'8 settembre si aggrega ai partigiani in Jugoslavia. Dopo breve tempo viene catturato dai tedeschi e deportato come Internato militare italiano.Sono segnalati dalla CRI i passaggi da Trieste e da Udine verso la Germania nell'ottobre 1943.
Deportato in Germania, nel dicembre 1943 si trova nello Stammlager III D nei pressi di Berlino, dove viene utilizzato come lavoratore. Viene poi trasferito, dalla primavera del 1944, nello Stammlager III B nei pressi di Fürstenberg, vicino al confine con la Polonia, dove viene fatto lavorare in un'azienda agricola. Successivamente è spostato nel campo di Döbeln (Zivilarbeitlager), in Sassonia, e da lì, come molti altri IMI, deportato nel KL di Dora Mittebau al reparto lavorazioni meccaniche. Matricola n. 11918, categoria PH (detenuto di competenza della polizia). Mestiere dichiarato: meccanico. Dopo la liberazione del campo nell'aprile del 1945, viene trasferito provvisoriamente nel campo Wietzendorf, in Bassa Sassonia, sotto il controllo alleato, fino all'agosto 1945.
Viene liberato nell'aprile del 1945 e poi spostato, con altri sopravvissuti, nel campo di Wietzendorf, in Bassa Sassonia, da dove rientra in Italia nell'agosto del 1945.
E' stato insignito della medaglia d'onore alla memoria conferita dal Presidente della repubblica il 27 gennaio 2022.
Gisa Magenes, Fogli sensibili, n.3, ott./dic. 1994 e Resistenza unita aprile/maggio 1995; "Il libro dei deportati", vol. 1, tomo I, pg. 605, Mursia 2009; La Stampa/Verbano Cusio Ossola, 28/1/2022 (articolo di Cristina Pastore); Il Verbano, 25/1/1992 (articolo di Flavio Maglio).
Archivio privato Morena Colombo e Flavio Maglio.
In base ai racconti dei famigliari, sarebbe stato inizalmente mandato a Buchenwald in quanto da subito considerato un politico.
In base a quanto riportato da "Il libro dei deportati", sarebbe arrivato a Dora l'8 marzo 1945.