Alla fine degli anni Quaranta, 695 fascicoli processuali sui crimini di guerra nazifascisti vennero occultati nella sede della Procura generale militare, a Roma, in uno sgabuzzino al pianterreno di Palazzo Cesi. Conteneva notizie su eccidi, omicidi e saccheggi commessi in Italia durante l'occupazione tedesca: i massacri di comunisti, anarchici, ebrei e di gente comune con rastrellamenti di vecchi, donne e bambini. Alla tragedia della morte violenta si aggiunse quella della giustizia tradita e dell'oblio. Tranne poche eccezioni il decorso del tempo ha infatti lasciato che i persecutori concludessero la loro vita impuniti e insieme ha ostacolato la ricostruzione storica dei crimini di guerra. Il materiale fu ritrovato nel 1994.
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