X
Ezio
Rizzato



Nome
Ezio
Cognome
Rizzato
Sesso
M
Luogo di nascita
Pressana (VR)
Data nascita
27 settembre 1909
Padre
Rizzato Serafino (fu)
Madre
Fontana Fiorinda
professione
perito industriale, studente d'Ingegneria
Luogo di morte
Fondotoce (Verbania)
Data della morte
20 giugno 1944
1
Tenente di complemento di artiglieria al momento dell'armistizio, entrò in formazione nel Valdossola dal settembre 1943, assumendo il ruolo di Aiutante Maggiore. Durante il rastrellamento della Val Grande seguì il gruppo di Mario Muneghina; ferito e catturato sul Gridone, venne portato con altri compagni a Malesco e sottoposto a tortura, poi trasferito con altri prigionieri ad Intra e rinchiuso nelle cantine di Villa Caramora, sede del Comando tedesco. Il giudice Liguori, anch'egli agli arresti a Villa Caramora, ce lascia testimonianza: "Ravvisai, con una fitta al cuore, che fra i partigiani catturati c'era anche il caro Tenente Rizzato del Campo n. 12, l'aiutante maggiore del gruppo. Il suo bel volto, di un ovale perfetto, dagli occhi già pieni di tanta luce, era diventato una povera maschera intrisa di sangue, orribilmente tumefatta per le percosse ricevute. Lo riconobbi a stento. Non so se a sua volta mi abbia riconosciuto. Certo è che quando, strisciando dietro gli altri, mi avvicinai per dirgli qualche parola di conforto, egli non mi rispose. Non era più in condizioni fisiche per poterlo fare, oppure temeva di compromettermi, mettendosi a parlare con me [...]. Povero Tenente R., così fine, così buono, con quella sua parlantina veneta intercalata dai frequentissimi 'el xe', 'la xe', con quel sorriso da fanciulla pudica, che me l'aveva subito fatto caro, non appena conosciuto". Venne fucilato a Fondotoce il 20 giugno 1944.
Attività partigiana
Tenente di complemento di artiglieria al momento dell'armistizio, entrò in formazione nel Valdossola dal settembre 1943, assumendo il ruolo di Aiutante Maggiore. Durante il rastrellamento della Val Grande seguì il gruppo di Mario Muneghina; ferito e catturato sul Gridone, venne portato con altri compagni a Malesco e sottoposto a tortura, poi trasferito con altri prigionieri ad Intra e rinchiuso nelle cantine di Villa Caramora, sede del Comando tedesco. Il giudice Liguori, anch'egli agli arresti a Villa Caramora, ce lascia testimonianza: "Ravvisai, con una fitta al cuore, che fra i partigiani catturati c'era anche il caro Tenente Rizzato del Campo n. 12, l'aiutante maggiore del gruppo. Il suo bel volto, di un ovale perfetto, dagli occhi già pieni di tanta luce, era diventato una povera maschera intrisa di sangue, orribilmente tumefatta per le percosse ricevute. Lo riconobbi a stento. Non so se a sua volta mi abbia riconosciuto. Certo è che quando, strisciando dietro gli altri, mi avvicinai per dirgli qualche parola di conforto, egli non mi rispose. Non era più in condizioni fisiche per poterlo fare, oppure temeva di compromettermi, mettendosi a parlare con me [...]. Povero Tenente R., così fine, così buono, con quella sua parlantina veneta intercalata dai frequentissimi 'el xe', 'la xe', con quel sorriso da fanciulla pudica, che me l'aveva subito fatto caro, non appena conosciuto". Venne fucilato a Fondotoce il 20 giugno 1944.
Matricola
Ruolo
Note
Caduto
Note biografiche

Nato a Pressana (VR) il 27 settembre 1909, fucilato a Fondotoce di Verbania il 20 giugno 1944. Perito industriale e studente d'Ingegneria, dopo la Liberazione ricevette dall'Università di Torino il conferimento della laurea ad honorem in Ingegneria. 
Medaglia d'oro al valor militare alla memoria con la seguente motivazione: "Fiero incitatore alla rivolta contro l'oppressore, inquadratosi in una formazione partigiana, partecipava a numerose azioni dando prove continue dì valore e di ardimento. Menomato fisicamente in seguito a caduta in un burrone durante l'allestimento a lui affidato di un campo di aviolanci in terreno impervio di montagna, non volle abbandonare la lotta e, alla testa del proprio reparto, partecipava, primo fra i primi, a tutte le azioni dando sublime prova di valore. Durante una potente azione offensiva nemica, avente per obiettivo la eliminazione della formazione Valdossola, allo scopo di salvare da sicura cattura i partigiani feriti, si impegnava in cruenti scontri. Ferito, veniva fatto prigioniero e non gli furono risparmiate le torture ed i martirii che ridussero il suo corpo una massa di sanguinante e dolorante carne. Trascinato al supplizio, prima di esalare lo spirito indomito, attingeva dalla sua ardente passione ancora la forza di scoprirsi il petto e gridare: "Viva l'Italia libera"".
E' sepolto nel cimitero di Verbania Pallanza.