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Dino
Talamona
Kira


Nome
Dino
Cognome
Talamona
Soprannome
Kira
Nomi di battaglia
Kira
Sesso
M
Luogo di nascita
Milano
Data nascita
16 agosto 1922
Padre
Talamona Guido
Madre
Galli Maria
Data della morte
Febbraio 1960
1
Militò nelle fila della Brigata Cesare Battisti. Tra il 2 e il 3 settembre 1944 partecipò alla presa di Cannobio. Qualche giorno dopo, il 9 settembre, durante la riconquista del paese da parte dei nazi-fascisti, Dino riuscì a sopravvivere agli scontri perché di stanza in zona di retroguardia, in località Quattro Strade, posizione che gli permise di ritirarsi con altri compagni verso la valle. Durante l'inverno successivo, durante una missione sulle montagne innevate per portare da Trarego una radio ad un altro reparto, Dino si ammalò di polmonite che, curata con gli scarsi mezzi disponibili, si trasformerà poi in tubercolosi. Riconosciuto partigiano combattente con 7 mesi e 25 giorni di anzianità.
Attività partigiana
Militò nelle fila della Brigata Cesare Battisti. Tra il 2 e il 3 settembre 1944 partecipò alla presa di Cannobio. Qualche giorno dopo, il 9 settembre, durante la riconquista del paese da parte dei nazi-fascisti, Dino riuscì a sopravvivere agli scontri perché di stanza in zona di retroguardia, in località Quattro Strade, posizione che gli permise di ritirarsi con altri compagni verso la valle. Durante l'inverno successivo, durante una missione sulle montagne innevate per portare da Trarego una radio ad un altro reparto, Dino si ammalò di polmonite che, curata con gli scarsi mezzi disponibili, si trasformerà poi in tubercolosi. Riconosciuto partigiano combattente con 7 mesi e 25 giorni di anzianità.
Matricola
Ruolo
Note
Combattente
Nacque a Milano il 16 agosto 1922 da Guido e Maria Galli, nel quartiere - allora popolare - del Bottonuto (oggi via Albricci, via Larga, via Pantano), poi distrutto durante i bombardamenti alleati. All’Armistizio l'8 settembre 1943 stava svolgendo il servizio militare come Aviere presso l'aeroporto di Verona. Caricato su un treno diretto in Germania, riesce a fuggire prima del Brennero con altri commilitoni (del gruppo di soldati italiani in fuga soltanto otto riuscirono a mettersi in salvo). Riuscì a raggiungere Milano e rientrare a casa verso la fine di settembre. La madre di Dino, portinaia, lo nascose nella carbonaia, finché un inquilino della casa si accorse del fatto, pur non denunciandolo. La madre si recò allora da un parente milite della Brigata Nera Muti raccontando la situazione; il cugino fascista decise di aiutare i parenti e procurò permessi tedeschi e fascisti per favorire la fuga di Dino da Milano. Forte di questi lasciapassare, fra cui una falsa licenza di convalescenza, Dino accompagnato dal padre raggiunse Cannobio, sul lago Maggiore, dove erano sfollate la nonna e le zie. Tra novembre e dicembre, scaduta la falsa licenza, le autorità tedesche di Cannobio si presentarono alla casa della nonna. Dino si nascose in un antro della casa e dopo alcuni giorni un abitante del luogo, il Sig. Bertarelli, lo accompagnò in Valle Cannobina dove si unì alle forze partigiane. Tra il 2 e il 3 settembre 1944 partecipò alla presa di Cannobio. Qualche giorno dopo, il 9 settembre, durante la riconquista del paese da parte dei nazi-fascisti, Dino riuscì a sopravvivere agli scontri perché di stanza in zona di retroguardia, in località Quattro Strade, posizione che gli permise di ritirarsi con altri compagni verso la valle. Durante l'inverno successivo, durante una missione sulle montagne innevate per portare da Trarego una pesante radio ad un altro reparto, Dino si ammalò di polmonite che, curata con gli scarsi mezzi disponibili, si trasformò in tubercolosi. A Liberazione avvenuta tornò a Milano e partecipò alla sfilata delle formazioni partigiane il 1 maggio 1945. Subito dopo la guerra sposò una ragazza di Cannero, Lidia Reschigna, da cui si separò intorno agli anni '50. Il matrimonio fu celebrato probabilmente poco dopo la guerra alla grotta di Lourdes di Cannero. Intanto la malattia contratta durante la Resistenza continuò il suo corso; ottenne il riconoscimento dell'invalidità totale e della pensione di Grande Invalido di Guerra con diritto all'accompagnatore (che però rifiutò). Cominciò una penosa odissea tra un sanatorio e l’altro (Busto Arsizio, Garbagnate, Montecatone Imola, Ala di Trento e altri) finché all’inizio di febbraio del 1960, dopo una durissima agonia di 40 giorni, morì all’età di 38 anni, pesando solo 35 chili. Oggi è sepolto al Campo della Gloria del Cimitero Maggiore di Milano. Il 4 settembre 1961 fu decorato di Croce al Merito di Guerra alla memoria.