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Battista
Bramini
Tino


Nome
Battista
Cognome
Bramini
Soprannome
Tino
Nomi di battaglia
Tino
Sesso
M
Luogo di nascita
Zorlesco (MI)
Data nascita
29 ottobre 1924
Padre
Bramini Ernesto
1
Entrò nelle fila del Valdossola nell'aprile del 1944. Ferito in uno scontro a fuoco durante il rastrellamento della Val Grande, riuscì a raggiungere la Svizzera portato a spalla, in due giorni di marcia estenuante, da un contrabbandiere della zona. Dopo sei mesi di internamento in Svizzera riuscì ad ottenere il permesso di rientrare in Italia: nel dicembre 1944 riprese la sua attività partigiana in formazione con la 85a Brigata Valgrande Martire, nelle cui fila combattè fino alla Liberazione. Riconosciuto partigiano combattente con 13 mesi di anzianità.
Attività partigiana
Entrò nelle fila del Valdossola nell'aprile del 1944. Ferito in uno scontro a fuoco durante il rastrellamento della Val Grande, riuscì a raggiungere la Svizzera portato a spalla, in due giorni di marcia estenuante, da un contrabbandiere della zona. Dopo sei mesi di internamento in Svizzera riuscì ad ottenere il permesso di rientrare in Italia: nel dicembre 1944 riprese la sua attività partigiana in formazione con la 85a Brigata Valgrande Martire, nelle cui fila combattè fino alla Liberazione. Riconosciuto partigiano combattente con 13 mesi di anzianità.
Matricola
Ruolo
Note
Combattente
Tesserino
Tesserino retro
Nato a Livraga, piccolo paese agricolo della bassa pianura lodigiana, perse il padre a soli 7 anni. La madre crebbe tre figli in condizioni di povertà facendo la mondina e la bracciante agricola stagionale. Poco prima della guerra si spostarono a Milano dove Battista, primogenito e unico maschio della famiglia, iniziò ancora adolescente a lavorare come operaio alla Brown Boveri. Qui entrò in contatto con le organizzazioni antifasciste clandestine e iniziò la sua formazione politica, che lo avrebbe portato in seguito alla scelta della guerra partigiana. Nell'aprile del 1944 salì in montagna come partigiano del Valdossola, passando poi, dopo il rastrellamento della Val Grande e un periodo di internamento in Svizzera, nella 85a Brigata Valgrande Martire, al comando di Mario Muneghina. Durante l'internamento in Svizzera conobbe Ester Comandini, che diventerà in seguito sua moglie. Ester era figlia di Alfredo Comandini, un antifascista romagnolo che, fuggito dall’Italia alla fine degli anni 20, si era stabilito appunto a Locarno. Socialista rivoluzionario, Alfredo ci mise poco a diventare punto di riferimento costante non solo per gli antifascisti ticinesi e italiani che lì si erano stabiliti, ma in generale per il movimento antifascista europeo (ebbe frequenti contatti con molti personaggi della Resistenza, come Umberto Terracini). I figli di Alfredo e Maria - Gaetano, Laura, Ester e Vera - fin da giovanissimi svolsero attività di assistenza e di collegamento con le centinaia di persone che in Svizzera cercavano riparo dalla furia nazista e fascista.