X
Emma
Baron

61 anni

Nome
Emma
Cognome
Baron
Sesso
F
Luogo di nascita
Daugavpils (Lettonia)
Data nascita
29 agosto 1882
Padre
Baron Alberto
Madre
Bach Berta
Luogo di morte
Baveno (VB)
Data della morte
15-22 settembre 1943
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note

Joseph
Wofsi
->marito
Note biografiche

Ebrea di origine lettone, nasce a Daugavpils il 29 agosto 1882 da Berta Bach e Alberto Baron. Si sposa con Joseph Wofsi e nel dicembre 1924 lo raggiunge a Milano dove il marito si è trasferito per lavoro dal febbraio dello stesso anno [1]. Diventa cittadina italiana e alla fine del 1938 si stabilisce con lui a Baveno prendendo in affitto una casa in via Due Riviere 80, di proprietà di Irma e Ottavio Locatelli (allora segretario politico del Fascio), non lontano dalla villa recentemente costruita dai Luzzatto [2].

Leggi razziali

Nonostante l'emanazione dei due successivi Regi Decreti-Legge del 7 settembre e del 17 novembre 1938 (che prevedevano la revoca delle concessioni di cittadinanza italiana ed espulsione per gli ebrei stranieri che avessero stabilito la propria residenza nel Regno posteriormente al 1º gennaio 1919) [3], i coniugi Wofsi, in Italia solo dal 1924, riescono a evitare l'espulsione appellandosi all'articolo 25 del decreto di novembre, che esentava dall'applicazione della disposizione gli ebrei di nazionalità straniera che avessero compiuto 65 anni anteriormente al 1 ottobre 1938 (il marito Joseph li aveva compiuti il 17 novembre dell'anno precedente).
Non vengono invece risparmiati dalle disposizioni che si susseguono tra il 20 maggio e il 22 giugno del 1940, con cui il Ministero dell’Interno, attraverso le Prefetture e le Questure del Regno, predispone l’internamento degli ebrei stranieri non ancora espulsi.

Internamento

Il 2 luglio 1940 Emma Baron viene internata con il marito a Ospedaletto d'Alpinolo, in provincia di Avellino [4]. L'internamento, aggravato dalle sue difficili condizioni di salute (Emma soffriva di artrite reumatoide), si protrae per oltre un anno, fino al 31 dicembre 1941, quando i coniugi ottengono l'autorizzazione a rientrare a Milano, con la diffida tuttavia a raggiungere Baveno considerata località di villeggiatura di lusso, vietata agli ebrei.

 

Arresto-detenzione

Dopo ripetute richieste di trasferimento sul Lago Maggiore, puntualmente negate, stando alle dichiarazioni del figlio Leone i coniugi Wofsi riuscono a trasferirsi a Baveno solo dopo l'8 settembre 1943, ritornando nell'abitazione che avevano lasciato nell'estate del 1940 e che i Locatelli avevano mantenuto sfitta [5]. Pochi giorni dopo, il 15 settembre le SS arrestano il marito e Emma, disperata perchè non aveva più sue notizie, si reca al comando tedesco ma viene anche lei fermata.

 

Morte

Viene assassinata probabilmente il 22 settembre 1943 (come risulta da Il libro della memoria e dal testo del Toscano).

Memoria materiale
Nel Cimitero di Baveno si trovano una tomba e una lapide con incisi i nomi dei quattordici ebrei uccisi. Un monumento a loro dedicato è stato inaugurato nel 2013 sul lungolago.
Note

[1] M. TERZOLI, Una storia dimenticata? Lago Maggiore, settembre-ottobre 1943, Tesi di laurea, Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2015-2016, p. 35.
[2] L'informazione si ricava dagli atti della commissione istituita dal sindaco di Baveno Emiliano Bernasconi nel 1966, testimonianza scritta della guardia comunale Giovanni Boera (Archivio storico del Comune di Baveno, b. 881 “Omicidio di ebrei – Processo di Osnabruck. 1966-1968”)
[3] Regio Decreto Legge n. 1381 del 7 settembre 1938 “Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri” e Regio Decreto Legge n. 1728 del 17 Novembre 1938 “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”.
[4] In una comunicazione del 2 novembre 1941 indirizzata al Ministero dell'Interno (Direzione generale della Pubblica Sicurezza, Div. Affari generali riservati), la Prefettura di Novara, nell'esprimere parere contrario alla revoca del provvedimento di internamento nei confronti dei Wofsi, dichiara che i coniugi hanno dimorato a Baveno dal dicembre 1938 all'agosto 1940 (Roma, Archivio Centrale dello Stato).
[5] Secondo quanto ricorda Teresita Rizzi, una vicina di casa intervistata il 19 giugno 2023 (a Baveno, da Claudio Cristina, Maria Rosa Gnocchi, Giancarlo Zoppis e Gianni Galli) Irma Locatelli si era affezionata ai Wofsi e durante il periodo del loro internamento non ha affittato la casa di via Due Riviere dove loro hanno potuto ritornare nel settembre 1943.

Riferimenti bibliografici

Aldo Toscano, L'olocausto del Lago Maggiore (settembre-ottobre 1943), Alberti, Verbania, 1993; Marco Nozza, Hotel Meina, Mondadori, 1995; Liliana Picciotto, Il libro della memoria, pg. 848, Mursia, 2002; La strage dimenticata. Meina, settembre 1943. Il primo eccidio di ebrei in Italia, Interlinea, 2003; (a cura di B. Mantelli e N. Tranfaglia), Il libro dei deportati, vol. II, Mursia, 2010; Lorenzo Camocardi, Gianmaria Ottolini, Even 1943, (DVD), Verbania, 2010; Centro di documentazione ebraica contemporanea, www.nomidellashoah.it; M. Terzoli, Una strage dimenticata? Lago Maggiore, settembre-ottobre 1943, tesi di laurea Università La Sapienza di Roma a.s.2015/16; Nuova Resistenza Unita, n. 3/2017; Mauro Begozzi, Scomparsi nel nulla! La prima strage di ebrei in Italia sulle sponde del lago Maggiore, https://storiaeregione.eu/attachment/get/up_84_16520956762107.pdf, 2009; Lutz Klinkhammer, Stragi naziste in Italia: la guerra contro i civili (1943-1944), Donzelli, 1997; Maria Francesca Renaudo, Il turismo a Baveno, ed. Tararà, 1999; Giovanni Galli, Memorie ritrovate, Borgomanero, 2004; (a cura di Leonardo Parachini), Baveno settembre 1943, Verbania, 2013; (a cura di Anna Pizzuti), Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico, www.annapizzuti.it.

Riferimenti archivistici

Archivio storico del Comune di Baveno, b. 881 “Omicidio di ebrei – Processo di Osnabruck. 1966-1968”.