X
Pietro
Columella



Nome
Pietro
Cognome
Columella
Sesso
M
professione
Agente di cambio
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note

Tullo
Massarani
->

Emil
Serman
->

Mario
Luzzatto
->
Note biografiche

Allora Podestà del Comune di Baveno.

Testimonianza

Testimone al processo di Osnabrück, udienza del 13 febbraio 1968 tenutasi in rogatoria a Milano.

Columella riferisce che «la famiglia Luzzatto, a Baveno, venne portata via di notte e io seppi la notizia solo alla mattina dopo, dall’amico comune avvocato Braschi, che era andato dal capitano Schnelle a protestare e si era sentito rispondere “è meglio che se ne vada se non vuole essere arrestato anche lei”. L’ufficiale tedesco piombò nel mio ufficio alle dieci, con un soldato altoatesino che parlava perfettamente l’italiano. Mi chiese dov’era Villa Fedora, che apparteneva ad una famiglia ebrea, quella dei Serman. Fui costretto ad indicargli la villa, ma mandai subito il mio autista ad avvisare i Serman di fuggire. Arrivò tardi, c’era già l’auto tedesca al cancello e tornò indietro impaurito. Allora telefonai e rispose la signora Serman : “Ti ringrazio, ma il capitano Schnelle è stato gentilissimo, ha promesso di venire ad abitare qui da noi”. Mezz’ora dopo mi richiamò piangendo “Hanno portato via mio marito”.
Avvertii allora a Stresa un mio caro amico, l’avvocato Massarani, che mi rispose “Nella mia vita non ho mai fatto nulla di male, perché dovrei fuggire?”.
Riuscii invece a far partire un gruppo di ebrei che alloggiava all’albergo nazionale di Baveno e li munii di carte annonarie con nomi falsi».

Note

La testimonianza di Columella è evidentemente improntata a nascondere/minimizzare il suo ruolo di collaborazionista, a tacere riguardo alle altre vittime (i Luzzatto e i Wofsi) la cui abitazione è stata individuata grazie all'accompagnamento, su ordine del Padestà Columella, della guardia comunale Liberato Temporelli.

Collaborazionismo

Il Podestà  Pietro Columella fu parte attiva nel tentativo di tranquillizzare la popolazione. Dopo gli eccidi il podestà Columella, affiancato da ufficiali delle SS, mette in atto una messinscena: legge alla popolazione false lettere in cui i capifamiglia rastrellati tranquillizzano sul loro destino e dichiarano di aver fatto una donazione ai poveri del paese.

Sull'edizione del 25 novembre 1943 della testata clandestina "La Fabbrica" edita dalla federazione milanese del PCI, Pietro Columella viene esplicitamente indicato come colui che ha direttamente collabotato con le SS per l'individuazione delle abitazioni degli ebrei di Baveno.