X
Bruno
Henke



Nome
Bruno
Cognome
Henke
Sesso
M
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note
Testimonianza
Nel 1947 l’ing. Henke riferì che verso il 9 o il 10 ottobre 1943 si era recato al comando SS di Intra per offrirsi al tenente Meir come collegamento tra la popolazione civile e il presidio tedesco. Nell’ufficio aveva notato un giovane sui vent’anni, faccia al muro: un sottoufficiale da lui interpellato aveva detto che si trattava di uno studente ebreo. Da una lettera aperta sul tavolo dell’ufficio, l’ing. Henke aveva letto che l’Ovazza (questo, era il nome del giovane fermato) era stato arrestato in montagna. Bruno Henke si era rivolto in italiano al giovane, che aveva confermato di essere Riccardo Ovazza e gli aveva chiesto di aiutarlo. Successivamente il comandante Meir lo aveva assicurato che avrebbe fatto internare il giovane in un campo di concentramento, mentre, poco dopo, dai soldati e da alcuni ufficiali del comando Bruno Henke avrebbe appreso che Riccardo Ovazza era stato ucciso in cantina verso le cinque del 9 ottobre e il suo corpo bruciato nella caldaia del termosifone.

«Quel che è certo è che la sera di sabato 9 ottobre, alle otto e mezza, tre uomini delle SS entrarono nella sala da pranzo dell’Hotel Lyskamm di Gressoney. A quanto sembra i tedeschi dissero a Ettore di avere arrestato suo figlio con l’accusa di essere in possesso di valuta straniera, un reato grave a quel tempo. Gli dissero che avrebbe dovuto seguirli il mattino seguente». Quindi la famiglia scomparve di sopra con i tedeschi”. La madre di un certo Ruffino (anch’egli cliente dell’albergo) “la cui camera era accanto a quella degli Ovazza, sentì benissimo che insieme alla signora e a sua figlia che piangevano, vi era anche qualcuno dei tre tedeschi. Sentì altresì un forte vociare e un insistente sbattere dei cassetti dei mobili…. A un certo punto della sera giunsero all’albergo due antifascisti del paese per salvare gli Ovazza. Saputo dell’arrivo delle SS, il dottor Raggi, il medico condotto, e un altro partigiano si recarono all’albergo per vedere che cosa si potesse fare. Gli Ovazza erano chiusi a chiave nella loro camera ma i tedeschi erano ubriachi e Cochis (l’albergatore) aveva la chiave. Lo pregarono di dargliela…. Ma il Cochis montò su tutte le furie…” e minacciò di denunciarli. Gli Ovazza furono portati al comando delle SS di Intra, che era alloggiato nei locali della scuola elementare femminile.