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Lucillo
Merci



Nome
Lucillo
Cognome
Merci
Sesso
M
Luogo di nascita
Riva del Garda (TN)
Data nascita
1899
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note

Dino
Fernandez Diaz
->salvato

Pierre
Fernandez Diaz
->salvato

Liliana
Scialom
->salvata

Jean
Fernandez Diaz
->salvato

Robert
Fernandez Diaz
->salvato

Blanchette
Fernandez Diaz
->salvata

Raoul
Torres
->salvato

Valerie
Nahoum
->salvata

Marco
Mosseri
->salvato

Ester
Botton
->salvata

Giacomo R.
Mosseri
->salvato

Odette
Uziel
->salvata
Lucillo Merci nacque a Riva del Garda (TN) nel 1899.

Dal 1919 al 1923 insegnò presso le Scuole Elementari di Bronzolo (BZ) e dal 1923 al 1928 fu direttore didattico a Malles (BZ), dove assunse anche il ruolo di podestà (1926 -1928). Nei dieci anni successivi (1928-1938) fu direttore didattico della Scuola elementare “Rosmini” di Bressanone (BZ), ottenendo nel frattempo il Diploma dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, con specializzazione in lingua tedesca.

Con l’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940, Lucillo Merci fu richiamato alle armi, prestando servizio come tenente sul fronte francese e poi, come capitano, in Albania e Grecia.

Nell’ottobre 1942 Merci fu distaccato in qualità di interprete al consolato italiano di Salonicco, occupata dalle truppe naziste.

Qui iniziò nella primavera del 1943 la deportazione in massa degli ebrei greci verso Auschwitz-Birkenau da parte degli occupanti nazisti.
Si avviò così un’intensa azione diplomatica dei Consoli italiani Guelfo Zamboni prima, Giuseppe Castruccio poi, coadiuvati dal capitano Lucillo Merci, grazie alla quale scamparono alla morte almeno 350 ebrei italiani, o di origine italiana e 280 ebrei greci, sottratti alla deportazione grazie al rilascio di certificati di nazionalità italiana.

Dopo l’8 settembre 1943, con la firma dell’armistizio, l’Italia non era più alleata della Germania di Hitler: rientrato dall’Italia, il Capitano Merci venne arrestato dai tedeschi alla stazione di Salonicco. Grazie alla mediazione del Console Castruccio, venne liberato e continuò il suo lavoro in Consolato a favore dell’importante colonia italiana che, tolti gli ebrei trasferiti, contava comunque oltre 6.000 membri. Per conto del Consolato, tra settembre e dicembre 1943 ricoprì il ruolo di direttore delle scuole italiane, dell’asilo infantile italiano, della scuola di economia domestica italiana.

Nel dicembre 1943 il Consolato italiano a Salonicco chiuse definitivamente. I suoi funzionari vennero rimpatriati.

A gennaio del 1944 il Capitano Merci fu nuovamente a Bolzano, dove riprese la vita civile e il ruolo di direttore didattico presso la Scuola elementare “Tambosi” di Oltrisarco e di ispettore scolastico. Professione che continuerà ad esercitare fino alla pensione, nel 1964.

Nel 1945, a liberazione avvenuta, il capitano Merci scrisse al direttore dell’Hotel Meina per avere notizie degli ebrei che aveva contribuito a salvare a Salonicco, ricevendo in risposta la drammatica notizia della loro uccisione.

Nel febbraio 1946 la comunità ebraica di Salonicco riconobbe per iscritto il contributo di Lucillo Merci al salvataggio degli ebrei di Salonicco, contributo su cui, tuttavia, Merci mantenne nel dopoguerra il più stretto riserbo. Solo nel 2007 lo storico Gianfranco Moscati e gli studiosi dell’Archivio storico del Comune di Bolzano portarono alla luce i contenuti di un diario segreto (oggi depositato presso l’archivio dello Yad Vashem) che Lucillo Merci scrisse nel 1943 descrivendo dettagliatamente gli avvenimenti di quei mesi.

Morì a Bolzano nel 1984.
Salvataggio
Il 4 ottobre 1942 il Capitano Lucillo Merci fu distaccato in qualità di interprete al consolato italiano di Salonicco, occupata dalle truppe naziste: grazie alla sua conoscenza del tedesco, Merci aveva il compito di curare a nome del console Guelfo Zamboni i rapporti con il comando tedesco (Max Merten, consigliere amministrativo militare per gli affari civili della Wehrmacht e l'SS Dieter Wisliceny, capo della Gestapo), per difendere gli interessi degli italiani che risiedevano in città.

Nella primavera del 1943 iniziò la deportazione in massa verso Auschwitz-Birkenau degli ebrei greci da parte degli occupanti nazisti.

In quei mesi Lucillo Merci fu impegnato in una lotta contro il tempo al fianco di Zamboni e, dal 9 giugno 1943, del suo successore Giuseppe Castruccio, per salvare dalla deportazione gli ebrei italiani attraverso il rilascio di certificati di cittadinanza, che fungevano da salvacondotto e permettevano agli ebrei di rifugiarsi ad Atene, nella zona controllata dagli italiani.

Per salvare il maggior numero di ebrei, il consolato allargò la nozione di "nazionalità italiana" a quanti più ebrei possibile attraverso la formula dei certificati "provvisori" rilasciati, in attesa di accertamenti, a ebrei che in realtà italiani non erano affatto.

Scamparono in questo modo alla deportazione almeno 350 ebrei italiani, o di origine italiana (323 di loro vennero trasferiti ad Atene con un convoglio partito il 14 luglio 1943); a questi si aggiunsero 280 ebrei greci.

Alcuni ebrei salvati grazie all’attività delle autorità diplomatiche italiane si trasferirono invece in Italia.
Tra questi, 12 delle 16 vittime dell’eccidio di Meina (le famiglie Fernandez Diaz, Torres e Mosseri): partiti da Salonicco il 1 agosto 1943, vennero accompagnati in treno fino a Venezia dallo stesso Lucillo Merci. Da qui raggiunsero il Lago Maggiore, prendendo alloggio all’Hotel Meina.
Testimonianza
Durante la sua attività presso il Consolato italiano a Salonicco Lucillo Merci tenne un diario segreto in cui sono documentati dettagliatamente gli avvenimenti di quei mesi.
Il diario fornisce preziose informazioni sull'espatrio in Italia delle famiglie Fernandez Diaz, Mosseri e Torres.

I contenuti del diario - oggi depositato presso l’archivio dello Yad Vashem - vennero portati alla luce solo nel 2007 dallo storico Gianfranco Moscati e dagli studiosi dell’Archivio storico del Comune di Bolzano.