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Antonietta
Babbini



Nome
Antonietta
Cognome
Babbini
Sesso
F
Luogo di nascita
Domodossola (NO)
Data nascita
1905
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note
Note biografiche

Nata e residente a Domodossola (NO).

Attività clandestina

Di famiglia antifascista, dopo l'8 settembre collabora con il Cln di Domodossola e con il prof. Tibaldi: aiuta i militari sbandati e i prigionieri scappati che vogliono espatriare; procura armi per i partigiani con il sostegno dei carabinieri di Domdossola. 

Arresto-detenzione

Viene arrestata il 13 aprile 1944 dai tedeschi che fermano un uomo con un biglietto da recapitare a lei e sul quale alcuni partigiani di Borgosesia le chiedevano di procurare armi. Portata al comando tedesco di Masera, viene poi incarcerata e interrogata a Domodossola dove resta per alcuni giorni senza fornire informazioni su Tibaldi e sulle armi. Il 23 aprile è mandata con altre persone tra cui il pittore Remy Paggi di Domodossola, alle carceri Nuove di Torino dove incontra la sorella di don Cabalà (cappellano dell'Ospedale di Domodossola e poi commissario all'istruzione della giunta di governo nella Repubblica dell'Ossola), la sua domestica e Rita Airoldi, moglie di Pietro Viglio (comandante dell'8^ Brigata Matteotti). A fine maggio viene trasferita a San Vittore a Milano.

Deportazione

Deportata a Bolzano il 17 agosto 1944, matricola 3282. A Bolzano quando arriva c'era solo un campo fatto di tettoie, le baracca sono state costruite in seguito. Qui incontra nuovamente la sorella e la cameriera di don Cabalà e Rita Airoldi, presenti nel campo fino a settembre/ottobre quando vengono liberate per uno scambio con altri prigionieri. Viene considerata una politica e porta il triangolo rosso. Lavora a Bolzano e successivamente per due mesi in un campo in Austria vicino al confine, in una fabbrica di cuscinetti a sfera. Nel gennaio 1945 è trasferita nel sottocampo di Merano, in un magazzino di smistamento merci e poi in una sartoria. Qui incontra un maresciallo tedesco che veniva spesso a farsi riparare gli abiti. Saputo che lei era riuscita a farsi mandare del denaro da casa, le propone la libertà in cambio di soldi. La guerra stava finendo e con queste pratiche avevano incominciato a scarcerare piccoli gruppi di persone. 

 

Liberazione

A fine febbraio esce libera dal campo con altri e si dirige alle officine Falk, dove l'ingegnere Uccelli li aiuta e li manda a Verona nascosti in un camion di carbone. Da Verona giunge poi a Milano, Sesto San Giovanni, dove viene raggiunta dai famigliari. Arriva a casa, a Domodossola, a metà marzo.

Questioni aperte

Nell'intervista (CREG) del 1991 dice che è stata liberata dagli Alleati.

Memoria materiale

Ha ricevuto dalla Presidenza della Repubblica italiana il diploma d'onore riservato ai combattenti per la libertà d'Italia 1943/45 in data 1/6/1984.

Riferimenti bibliografici

Paolo Bologna, Il prezzo di una capra marcia, ed. Libreria Giovanacci, 1969; Paolo Bologna, Carceri e processi a Domodossola 1943-1945, in Bollettino storico della Provincia di Novara, 1995; Dario Venegoni, Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano, Aned, 2005.

Riferimenti archivistici

Archivio ISRN, Fondo CREG, b. 1, fasc. 3 (intervista raccolta nel 1984 da Paolo Godio e Marco Zago, Liceo scientifico "Spezia", Domodossola, 1987); b. 1, fasc. 6.2 (notizie raccolte da Manuela Campara, Maura Fabbri, Maria Grazia Galletti, Simona Giamoglio, Claudia Peduzzi, Teresa Spagnuolo, Liceo scientifico "Spezia", Domodossola, 1987); b. 15, fasc. 210 (notizie raccolte da Silvia Mignidi. Barbara Roda Balzarini, Claudia Vairetti, Sabrina Verren, Liceo scientifico "Spezia", Domodossola, 1991); b15, fasc. 111 (notizie raccolte da Silvia Bono, Vincenzo Olzeri, Laura Rossano, Liceo scientifico "Spezia", Domodossola, 1993).