La mattina di mercoledì 15 settembre 1943, poco dopo le 8, un ufficiale e due soldati SS, accompagnati da un interprete e un carabiniere, irrompono nell’abitazione di Mario Covo (ebreo bulgaro di origine spagnola residente a Milano). Dopo aver verificato chi fosse al momento presente in casa, l’ufficiale se ne va lasciando di guardia i due soldati, forse con l’obiettivo di attendere – invano - anche il rientro della figlia Lica che, di ritorno da Milano in tarda serata, poco lontano dalla stazione ferroviaria viene invece avvisata del pericolo e ospitata da una contadina, amica di famiglia.
Sono in quei giorni ospiti dei Covo – oltre al pittore Gabriele Mucchi e alla moglie Jenny Wiegmann - due nipoti di Mario, Matilde David – figlia di una sua sorella - e il marito Alberto Arditi, entrambi ebrei, profughi dalla Bulgaria.
In serata Mario viene prelevato insieme ai nipoti Alberto e Matilde per un interrogatorio. Di loro non si saprà più nulla.
La moglie di Mario, Maddalena Stramba, continuerà per tutta la vita a cercare loro notizie. Solo quarant’anni dopo emergeranno testimonianze locali sulla loro uccisione, avvenuta molto probabilmente in un campo poco fuori dal paese.