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Censimento 1938

Agosto-novembre 1938
Tra l’agosto e il novembre 1938 la Demorazza, coadiuvata dalla Direzione generale della pubblica sicurezza (DGPS), mise in atto la schedatura e il censimento degli ebrei italiani e stranieri residenti nel Regno d’Italia. La rilevazione si svolse in tempi rapidissimi grazie al supporto fornito, a livello di uffici periferici, dalle Prefetture, a cui spettava la funzione di fedeli esecutrici delle direttive politiche del governo centrale, rappresentando di fatto “la più alta autorità dello Stato nelle province”. Le Prefetture agivano poi capillarmente sul territorio attraverso la collaborazione dei Podestà. I “fogli di famiglia” e le liste di ebrei compilati per ogni Comune ai fini della rilevazione censuaria rappresentarono soltanto i primi atti di una macchina amministrativa che, dopo l’emanazione dei “Provvedimenti per la difesa della razza italiana” (17 novembre 1938), rese la registrazione degli ebrei, con il sistematico aggiornamento dell’anagrafe, una prassi amministrativa ordinaria. Questo sistema permanente di schedatura venne favorito, tra l’altro, dall’obbligo per tutti gli individui di “razza ebraica” di autodenunciare questa loro appartenenza agli uffici di stato civile del Comune di residenza. Difficile determinare il numero esatto degli ebrei censiti e sottoposti alle disposizioni razziali; secondo lo storico Michele Sarfatti il numero si aggira intorno ai 51.100, divisi fra 41.300 italiani e 9.800 stranieri. Il censimento del 1938 metteva così a disposizione delle politiche persecutorie del governo fascista una prima radiografia della presenza ebraica in Italia. La schedatura, aggiornata negli anni successivi, si rivelerà decisiva nel 1943 per l’individuazione, l’arresto e l’avvio ai campi di sterminio degli ebrei.