X
Joseph
Wofsi

70 anni

Nome
Joseph
Cognome
Wofsi
Sesso
M
Luogo di nascita
Daugavpils (Lettonia)
Data nascita
17 novembre 1872
Padre
Wofsi Efin
professione
commerciante
Luogo di morte
Baveno (VB)
Data della morte
15-22 settembre 1943
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note

Emma
Baron
->moglie
Note biografiche

Joseph Wofsi, anziano rabbino di origine lettone (nato a Daugavpils), giunge in Italia per lavoro nel 1924, stabilendo la propria residenza a Milano, dove inizia a esercitare la professione di commerciante; nel dicembre dello stesso anno viene raggiunto dalla moglie Emma Baron [1]. Entrambi ottengono in seguito la cittadinanza italiana e dal dicembre del 1938 si stabiliscono a Baveno in via Due Riviere 80, in una casa di proprietà di Irma e Ottavio Locatelli (allora segretario politico del Fascio), non lontano dalla villa recentemente costruita dai Luzzatto [2].

 

Leggi razziali

Per i coniugi Wofsi, come per tutti gli ebrei, la situazione cambia drasticamente con l’avvio delle misure razziali del 1938.
Quell'anno vengono emanati il Regio Decreto-Legge del 7 settembre n. 1381 (che prevedeva l'espulsione dall'Italia degli ebrei stranieri che avessero stabilito la propria residenza nel Regno posteriormente al 1º gennaio 1919) [3] e il successivo RDL del 17 novembre n. 1728 (che confermava la revoca delle concessioni di cittadinanza italiana agli ebrei stranieri) [4]. I coniugi Wofsi, in Italia solo dal 1924, vengono così privati della cittadinanza italiana, si ritrovano nella condizione di apolidi e subiscono tutti gli effetti derivanti dall'applicazione delle leggi razziali.
Riuscono tuttavia a evitare l'espulsione appellandosi all'articolo 25 del decreto di novembre, che esentava dall'applicazione della disposizione gli ebrei di nazionalità straniera che avessero compiuto 65 anni anteriormente al 1 ottobre 1938 (Joseph li aveva compiuti il 17 novembre dell'anno precedente).
Vengono invece colpiti dalle disposizioni che si susseguono tra il 20 maggio e il 22 giugno del 1940, con cui il Ministero dell’Interno, attraverso le Prefetture e le Questure del Regno, predispone l’internamento degli ebrei stranieri non ancora espulsi.

Internamento

Il 2 luglio 1940 Joseph Wofsi e la moglie vengono internati a Ospedaletto d'Alpinolo, in provincia di Avellino, dove rimangono fino al 1941 [5]. Infatti, il 31 dicembre di quell'anno, per le condizioni di salute della moglie, ottengono di poter rientrare a Milano, ma non ancora a Baveno (considerata località di villeggiatura di lusso, vietata agli ebrei). Dopo ripetute richieste di trasferimento sul Lago Maggiore, inizialmente negate, i coniugi Wofsi ottengono il nulla osta e si trasferiscono a Baveno probabilmente - secondo le dichiarazioni del figlio Leone Wofsi - solo dopo l'8 settembre 1943, quando tornano nella loro casa di un tempo che avevano mantenuto in affitto [6]. 

Arresto-detenzione

Il ritorno a Baveno tanto agognato risulterà fatale. Pochi giorni dopo il suo trasferimento da Milano, il 15 settembre (come risulterebbe dai dati del Nozza, del Toscano e del CDEC), le SS dopo essere state dai Luzzatto arrivano alla casa dei Wofsi, arrestano Joseph mentre sta rientrando nella sua abitazione e di lui non si saprà più nulla. Pochi giorni dopo viene arrestata anche la moglie Emma Baron.

Morte

Viene ucciso probabilmente venerdì 17 settembre 1943 (come risulta da Il libro della memoria e dal testo del Toscano).
Egidio Ferigato, custode della villa Il castagneto, che assiste al recupero dei resti di alcune salme nei pressi della villa Il ruscello, sostiene di aver riconosciuto tra queste il corpo di Wofsi.

Memoria materiale
Nel Cimitero di Baveno si trovano una tomba e una lapide con incisi i nomi dei quattordici ebrei uccisi. Un monumento a loro dedicato è stato inaugurato nel 2013 sul lungolago.
Note

[1] M. TERZOLI, Una storia dimenticata? Lago Maggiore, settembre-ottobre 1943, Tesi di laurea, Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2015-2016, p. 35.
[2] L'informazione si ricava dagli atti della commissione istituita dal sindaco di Baveno Emiliano Bernasconi nel 1966, testimonianza scritta della guardia comunale Giovanni Boera (Archivio storico del Comune di Baveno, b. 881 “Omicidio di ebrei – Processo di Osnabruck. 1966-1968”).
[3] Regio Decreto Legge n. 1381 del 7 settembre 1938 “Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri”.
[4] Regio Decreto Legge n. 1728 del 17 Novembre 1938 “Provvedimenti per la difesa della razza italiana”.
[5] In una comunicazione del 2 novembre 1941 indirizzata al Ministero dell'Interno (Direzione generale della Pubblica Sicurezza, Div. Affari generali riservati), la Prefettura di Novara, nell'esprimere parere contrario alla revoca del provvedimento di internamento nei confronti dei Wofsi, dichiara che i coniugi hanno dimorato a Baveno dal dicembre 1938 all'agosto 1940 (Roma, Archivio Centrale dello Stato);.
[6] Secondo quanto ricorda Teresita Rizzi, una vicina di casa intervistata il 19 giugno 2023 (a Baveno, da Claudio Cristina, Maria Rosa Gnocchi, Giancarlo Zoppis e Gianni Galli) Irma Locatelli si era affezionata ai Wofsi e durante il periodo del loro internamento non ha affittato la casa di via Due Riviere dove loro hanno potuto ritornare nel settembre 1943.

Riferimenti bibliografici

Aldo Toscano, L'olocausto del Lago Maggiore (settembre-ottobre 1943), Alberti, Verbania, 1993; Marco Nozza, Hotel Meina, Mondadori, 1995; Liliana Picciotto, Il libro della memoria, pg. 848, Mursia, 2002; La strage dimenticata. Meina, settembre 1943. Il primo eccidio di ebrei in Italia, Interlinea, 2003; (a cura di B. Mantelli e N. Tranfaglia), Il libro dei deportati, vol. II, Mursia, 2010; Lorenzo Camocardi, Gianmaria Ottolini, Even 1943 (DVD), Verbania, 2010; Centro di documentazione ebraica contemporanea, www.nomidellashoah.it; Nuova Resistenza Unita, n.3/2017; M. Terzoli, Una storia dimenticata? Lago Maggiore, settembre-ottobre 1943, tesi di laurea Università La Sapienza di Roma a.s.2015/16; Mauro Begozzi, Scomparsi nel nulla! La prima strage di ebrei in Italia sulle sponde del lago Maggiore, https://storiaeregione.eu/attachment/get/up_84_16520956762107.pdf, 2009; Lutz Klinkhammer, Stragi naziste in Italia: la guerra contro i civili (1943-1944), Donzelli, 1997; Maria Francesca Renaudo, Il turismo a Baveno, ed. Tararà, 1999; Giovanni Galli, Memorie ritrovate, Borgomanero, 2004; (a cura di Leonardo Parachini), Baveno settembre 1943, Verbania, 2013; (a cura di Anna Pizzuti), Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico, www.annapizzuti.it.

Riferimenti archivistici

Archivio storico del Comune di Baveno, b. 881 “Omicidio di ebrei – Processo di Osnabruck. 1966-1968”.