Aspirante nell'ordine rosminiano a Rovereto e a Pusiano dal 1934, novizio al Calvario di Domodossola nel 1939, nel 1943 si trovava come Prefetto-studente a Stresa, dove nel 1941 aveva preso i Primi Voti.

Testimone dell'arresto delle vittime dell'eccidio di Stresa, rilasciò la sua testimonianza al processo di Osnabrück, udienza del 7 maggio 1968, tenutasi in rogatoria a Milano. «Mi trovavo nell’ex villa ducale adibita a collegio dei padri rosminiani quando nel giardino si fermò una camionetta delle SS. A bordo c’erano l’avvocato Massarani, che da qualche tempo non era in buona salute. Appena lo vidi chiesi ai soldati tedeschi cosa stessero facendo. Mi venne risposto che doveva essere accompagnato a Novara perché ebreo. Non mi fecero parlare subito col mio amico e allora presi la scusa di dovergli dare una medicina che usava da tempo. Uno dei soldati però non acconsentì e mi disse che ormai non c’era più bisogno di medicine per l’avvocato in quanto i suoi camerati avrebbero provveduto nel migliore dei modi. Data la mia insistenza il soldato lasciò che salutassi Tullo Massarani, che se ne stava terrorizzato sulla camionetta. Fui costretto a mentirgli e gli dissi che non c’era alcun pericolo per lui, lo portavano in municipio per alcune informazioni. Poco dopo arrivarono sotto scorta la sorella dell’avvocato, l’industriale Ottolenghi e sua figlia. Vennero fatti salire tutti sulla camionetta e da quel momento non seppi più nulla di loro».