Ricci
Nato a Novara (NO), ordinato sacerdote nel 1928 diventa parroco a Sabbia (VC), Caltignaga (NO) e poi Stresa (NO).
Da parroco a Stresa (NO), si prodiga soprattutto per aiutare i giovani ebrei che a causa delle leggi razziali non possono frequentare le scuole pubbliche. Concede loro i locali dell’oratorio, così che i più anziani aiutino i più giovani tenendo lezioni di italiano, matematica ed altre discipline.
Nel frattempo don Ricci presta il proprio aiuto a molti ebrei assicurando loro un nascondiglio, in attesa di poter espatriare clandestinamente in Svizzera. La sua attività non passa inosservata, anche perchè durante le omelie non disdegna di manifestare le proprie opinioni sull’occupazione tedesca.
Il 19 ottobre del 1943, in seguito a una delazione, giungono in canonica le SS asportando carte, la macchina da scrivere e il duplicatore litografico. Trovano anche gioielli che secondo don Ricci gli erano stati affidati da una contessa spagnola per consegnarli appena possibile al console spagnolo. Non creduto, viene arrestato e trasferito al carcere milanese di San Vittore, dove viene torturato perchè dica il nome di chi mandava a Stresa gli ebrei da nascondere e salvare. Alla fine don Ricci indica un numero civico e una una via di Milano, ma quando le SS si recano sul posto scoprono che la casa segnalata è completamente crollata a seguito di un bombardamento la sera precedente. Il sacerdote viene comunque trattenuto in carcere dove, come sacerdote, gira per i corridoi dei vari raggi svolgendo la sua missione pastorale ed entrando in contatto con molte persone. Con alcuni di loro decide anche di organizzare una fuga, che viene fermata in tempo grazie a una soffiata provvidenziale. Evita così una strage perchè fuori dal carcere c’erano i tedeschi, evidentemente al corrente del tentativo di evasione. Don Ricci, ritenuto il responsabile del tentativo di fuga, viene per questo deportato. [informazioni tratte principalmente da Giuseppe Tosi, Aiutiamo i nostri fratelli. I Giusti nella Shoah delle Terre Novaresi]
Deportato in Germania a metà febbraio del 1944, giunge a Mauthausen il 21 febbraio. All’arrivo viene come tutti spogliato dei suoi abiti, disinfestato grossolanamente, ma non gli viene tatuato il numero, perchè ci volevano alcuni giorni e don Ricci verrà prima liberato. Nel frattempo vede carretti pieni di cadaveri, percepisce nell’aria uno strano odore e di tanto in tanto una polvere grigiastra che copriva tutte le cose. Ma quel che più lo colpisce è la perdita della dignità umana nelle persone che incontra.
Passati dodici giorni dal suo arrivo, sente gridare in modo ben chiaro “Mailand, Mailand” e nel gruppo in cui si trovava solo lui arrivava da Milano. Ripresi i suoi abiti viene rispedito in Italia. Saprà poi che è il cardinale Ildefonso Schuster a ottenere il suo rimpatrio, pretendendo dai tedeschi il rispetto degli accordi (che successivamente non hanno più rispettato) presi con l'autorità ecclesiastica riguardo alla deportazione dei sacerdoti.
Ricci viene quindi internato fino alla fine di ottobre 1944 presso l'Ospizio Sacra Famiglia di Cesano Boscone (MI), quando gli viene concessa la libertà a patto che non torni a Stresa. Egli si reca allora a Novara dove il vescovo gli trova una sistemazione al Seminario: insegnerà morale per qualche tempo. A metà dicembre però i fascisti di Stresa lo richiedono perché faccia da intermediario con i partigiani locali. Avuto il permesso dai tedeschi, torna in parrocchia il 24 dicembre 1944 e subito ottiene uno speciale permesso per celebrare a Stresa la S. Messa di Natale, con la chiesa gremita di persone che vogliono esprimere solidarietà e riconoscenza al prete che aveva aiutato i bisognosi e i perseguitati a rischio della propria vita. [informazioni tratte principalmente da Giuseppe Tosi, Aiutiamo i nostri fratelli. I Giusti nella Shoah delle Terre Novaresi]
Parroco di Stresa fino al 1948, passa poi a Borgomanero e infine a Novara alla chiesa del Monserrato dal 1978 al 1981.
Muore a Novara nel 1987 e viene sepolto al cimitero comunale nella tomba dei Sacerdoti Oratoriani di S. Filippo Neri.
<p>Angelo Recalcati, <em>Un cappellano di San Vittore ricorda</em>, in <em>Vita e Pensiero</em>, LVIII, n.6, novembre/dicembre 1975; Federico Ponti, <em>Pastoralità, regime e resistenza. Testimonianza di un prete novarese</em>, in <em>Bollettino storico per la Provincia di Novara</em>, LXXII, n. 2, luglio/dicembre 1982; P. Sganzetta, <em>Don Angelo Ricci prete intrepido della resistenza</em>, in <em>L'Azione</em>, LXXXVII, n.3, agosto 1987; AA.VV, <em>Ebrei verso la Svizzera</em>, in <em>Ieri Novara Oggi</em> n. 4/5, 1996; Marco Nozza, <em>Hotel Meina</em>, Mondadori, 1995; https://fractaliaspei.wordpress.com/2020/04/17/la-festa-della-liberazione-a-stresa-75-anni-fa/; Renza Ferraris Sguazzini, Sapevamo rischiare la vita, in <em>Resistenza Unita</em>, marzo 1988. </p>
<p>Archivio Casa della Resistenza, <em>Angelo Ricci, dattiloscritto memorie</em>.</p>