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Riccardo
Ovazza

20 anni

Nome
Riccardo
Cognome
Ovazza
Sesso
M
Luogo di nascita
Torino
Data nascita
24 maggio 1923
Padre
Ovazza Ettore
Madre
Sacerdote Nella
Luogo di morte
Verbania, Intra (VB)
Data della morte
8 ottobre 1943
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note

Ettore
Ovazza
->padre

Nella
Sacerdote
->madre

Elena
Ovazza
->sorella
Note biografiche

Figlio di Ettore Ovazza e Nella Sacerdote, nasce e vive a Torino con i genitori e la sorella Elena.

Leggi razziali

Con l'emanazione delle leggi razziali, nel settembre 1938 Riccardo viene allontanato, insieme ad altri 38 studenti ebrei, dal prestigioso Liceo Alfieri di Torino.
Dall'anno scolastico 1938-39 inizia così a frequentare la Scuola ebraica: la Comunità ebraica torinese aveva prontamente costituito, accanto alla preesistente scuola materna ed elementare, un ginnasio, una scuola professionale e un liceo classico, in cui gli studenti potevano approfittare della presenza di insigni insegnanti ebrei, cacciati dai migliori istituti cittadini e dalle facoltà universitarie.

Clandestinità-fuga

Il padre Ettore Ovazza - fascista convinto fin dalla prima ora - vuole rimanere a Torino con la famiglia - la moglie Nella Sacerdote e i figli Riccardo ed Elena - mantenendo un atteggiamento ostinatamente e inspiegabilmente ottimista addirittura dopo l’8 settembre ‘43, quando la situazione per gli ebrei è al collasso.
Arnaldo Levi Deveali, cognato dei coniugi Ovazza, nel dicembre ‘49 riferisce ai Carabinieri di Torino che la famiglia Ovazza si trasferì a Gressoney (AO), presso l’albergo Lyskamm, solo il 24 o 25 settembre ‘43, guadagnando una posizione che rendeva più facile un’eventuale fuga in Svizzera. Ettore Ovazza preoccupato soprattutto per la sorte del figlio ventenne Riccardo - in età di leva e quindi a rischio di essere fermato e interrogato (mentre l’essere ebrei rendeva tutta la famiglia drammaticamente in pericolo, nonostante il curriculum fascista di Ovazza); ne predispone quindi la fuga in Svizzera.
Al di là delle diverse ipotesi formulate circa il tentativo di espatrio di Riccardo e le modalità del suo arresto alla frontiera, secondo la ricostruzione dei fatti avvenuta in sede processuale egli si unisce nei primi giorni di ottobre a un gruppo di giovani ebrei diretto oltre confine, portando con sé alcune lettere di referenza indirizzate dal padre a banche e ad amici, gioielli e 5.000 franchi svizzeri (parte di un patrimonio di 6 milioni di lire che il Commendatore Ovazza aveva ottenuto convertendo gran parte dei propri beni in denaro e preziosi ). A differenza degli altri membri del gruppo, il ragazzo, pur risultando addirittura iscritto a un’Università svizzera, viene inspiegabilmente respinto dalle guardie confinarie.

Arresto-detenzione

Rimpatriato in treno è arrestato alla stazione di Domodossola e scortato alla sede SS di Intra, presso le scuole elementari femminili. E' l’8 ottobre 1943, un venerdì. La sua detenzione è documentata dalla deposizione - resa nel novembre ‘47 e confermata nel ‘52 - di Bruno Henke, cittadino tedesco all’epoca residente a Cannobio, presentatosi al tenente Gottfried Meir, comandante della seconda compagnia SS di stanza a Intra, per offrirsi come collegamento tra il Comando SS e la popolazione: “vedevo in un angolo del locale, colla faccia rivolta al muro un giovanotto in costume da montagna sui venti anni. Chiedevo allora a un sottoufficiale tedesco presente che mi rispondeva trattavasi di uno studente ebreo […], di un certo studente Ovazza che la gendarmeria tedesca aveva arrestato in montagna”. Henke scambia qualche parola con il ragazzo, rassicurandolo che avrebbe cercato di intercedere per lui presso il comandante. “In questo momento entrava il comandante Meir inveendo contro di lui e chiamandolo “porco ebreo”, afferrava una sedia e faceva l’atto di scaraventargliela sulla testa dicendo “Io ti spacco la testa, voltati subito verso il muro”. L’imprecazione del Meir in quello specifico episodio è successivamente ritrattata dallo stesso Henke durante il processo di Torino del 1955, ipotizzando un proprio errore nell’identificazione del comandante con l’effettivo protagonista della vicenda; il giudice ritenne tuttavia di poter considerare senza dubbio attendibili le dichiarazioni precedenti “nelle quali non è dato di avvertire o lamentare discordanze o inesattezze”.

Morte

Nonostante Henke avesse ricevuto inizialmente “assicurazione” da parte di Meir che Riccardo Ovazza sarebbe stato trasferito in un campo di concentramento, il giorno seguente apprese da alcuni sottoufficiali del Comando che il ragazzo era stato ucciso e il suo corpo, fatto a pezzi, era stato bruciato nella caldaia.

 

Questioni aperte

Da Il libro della memoria e dal testo di Toscano risulta ucciso l'11/10/1943.

Riferimenti bibliografici

Aldo Toscano, L'olocausto del Lago Maggiore (settembre-ottobre 1943), Alberti, Verbania, 1993; Marco Nozza, Hotel Meina, Mondadori, 1995; Liliana Picciotto, Il libro della memoria, pg. 842, Mursia, 2002; La strage dimenticata. Meina, settembre 1943. Il primo eccidio di ebrei in Italia, Interlinea, 2003; (a cura di B. Mantelli e N. Tranfaglia), Il libro dei deportati, vol. II, Mursia, 2010; Lorenzo Camocardi, Gianmaria Ottolini, Even 1943 (DVD), Verbania, 2010; Centro di documentazione ebraica contemporanea, www.nomidellashoah.it; Paola Lazzarotto, Fiorenza Presbitero, Sembra facile chiamarsi Ovazza. Storia di una famiglia nel racconto dei protagonisti, Edizioni Biografiche, Milano 2009.