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Umberto Elia
Terracini



Nome
Umberto Elia
Cognome
Terracini
Sesso
M
Luogo di nascita
Genova
Data nascita
27 luglio 1895
Padre
Terracini Jair
Madre
Segre Adele
Luogo di morte
Roma
Data della morte
6 dicembre 1983
1
Nominato dal Presidente Ettore Tibaldi quale Segretario della "Giunta Provvisoria di Governo della zona liberata" dell'Ossola (10 settembre - 19 ottobre 1944) In questa funzione stese tutti i verbali delle 13 sedute di giunta e, in accordo con Tibaldi, salvò (e completò) tutta la documentazione portandola poi in Svizzera come atto di totale trasparenza dell’operato della giunta.
Attività partigiana
Nominato dal Presidente Ettore Tibaldi quale Segretario della "Giunta Provvisoria di Governo della zona liberata" dell'Ossola (10 settembre - 19 ottobre 1944) In questa funzione stese tutti i verbali delle 13 sedute di giunta e, in accordo con Tibaldi, salvò (e completò) tutta la documentazione portandola poi in Svizzera come atto di totale trasparenza dell’operato della giunta.
Matricola
Ruolo
Note
Segretario generale della Giunta Provvisoria di Governo dell'Ossola liberata. Redattore del "Bollettino Quotidiano di Informazione", organo ufficiale della Giunta.

Gabriele
Galli
->Giusto
Uomo politico (Genova 1895 - Roma 1983). Socialista, fu tra i fondatori dell'Ordine nuovo e del Partito comunista. Membro del Comitato centrale (dal 1921), direttore dal febbr. 1926 dell'edizione milanese dell'Unità, nel sett. fu arrestato, quindi condannato (1928) dal tribunale speciale a 23 anni di reclusione. Confinato a Ponza e Ventotene (1937), nell'agosto 1943 fu liberato e si rifugiò in Svizzera, rientrò nel 1944 in Italia dove ebbe parte direttiva nella resistenza in Val d'Ossola. Rientrato (1945) nel PCI, dal quale era stato espulso nel 1943 perché contrario alla linea del Comintern, fu deputato alla Costituente, assumendone la presidenza (1947-48) dopo le dimissioni di G. Saragat. Senatore dal 1948, fu presidente del gruppo parlamentare comunista (1958-73). Tra le sue opere, oltre i carteggi dal carcere e dal confino, una raccolta di scritti e discorsi Cinque no alla DC (1978); Un'intervista sul comunismo difficile (1978); Quando diventammo comunisti (1981). [Enciclopedia Treccani]
Salvataggio

Dopo la liberazione dal Confino raggiunse, con Camilla Ravera, Torino per poi recarsi prima a Novara e successivamente a Orta. Questa la sua testimonianva:

"A Torino abitava mio fratello che mi aveva sempre aiutato, assistito, negli anni del carcere e del confino. La città era quasi deserta. La maggior parte della gente era sfollata. Anche mio fratello era partito, si era recato a Novara dove abitava sua figlia. […+

Mi decisi: andai alla stazione e presi un treno per Novara. Ritrovai mio fratello, la sua famiglia. Era un brutto momento: si era diffusa la notizia che nazisti e fascisti avevano iniziato la caccia agli ebrei. Io oltre ad essere ebreo ero pure comunista. Bisognava trovare un rifugio. Novara non era sicura. Mia nipote aveva una villetta sul lago d’Orta. Ci andammo. Ci svegliò in piena notte un fascista del luogo, era anzi proprio il segretario del Fascio di Orta. Un letterato, un buon uomo. Ci avvertì che un plotone di tedeschi aveva iniziato a rastrellare il paese. Cercavano antifascisti ed ebrei. Presto sarebbero arrivati anche lì. Restammo incerti, non sapevamo come comportarci. Il segretario del Fascio ruppe ogni indugio: era venuto in barca, un mezzo di comunicazione normale in quei luoghi. “Va bene” ci disse “scendete, montate sulla mia barca, venite per il momento a casa mia”. Così ci offrì un primo rifugio sicuro. Fece di più: organizzò dopo due giorni il nostro passaggio clandestino in Svizzera. Quando varcammo la frontiera cominciava ad albeggiare. I gendarmi svizzeri ci condussero in un borgo poco lontano dal confine, dove sorgevano molti alberghi, che erano stati adattati dal governo a campi di raccolta per i profughi che fuggivano dall’Italia." (PENDINELLI MARIO (a c.), Quando diventammo comunisti. Conversazione con Umberto Terracini tra cronaca e storia, Rizzoli, Milano 1981, pp. 133-134).

Secondo Cesare Bermani, a salvarlo fu il poeta e critico cinematografico Augusto Mazzetti, noto e fervente fascista ma avverso alla persecuzione razziale che non era però non era il Segretario del Fascio di Orta..(Guerra e dopoguerra sul lago d’Orta, Nuova Trauben, Torino 2015, p. 6)

Il Podestà di Orta, Gabiele Galli, era a conoscenza della sua presenza e lo ha avuto ospite a casa sua. Non è accertato, ma è probabile, se abbia contribuito alla sua messa in salvo e all'organizzazione dell'espatrio clandestino.