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Gabriele
Galli



Nome
Gabriele
Cognome
Galli
Sesso
M
Luogo di nascita
Domodossola
Data nascita
1904
Luogo di morte
Omegna
Data della morte
1967
Attività partigiana
Matricola
Ruolo
Note

Giuseppe
Annichini
->collaboratore

Mario
Levi
->

Roberto
Levi
->

Elena
Bachi
->

Emma
Coen
->

Umberto Elia
Terracini
->
Salvataggio

Podestà di Orta all'epoca delle stragi, fu clandestinamente attivo nel favorire l’espatrio in Svizzera degli ebrei. Prestò aiuto in particolare alla famiglia Levi e indirizzò la moglie di Roberto Levi, Elena Bachi, al viceparroco di Omegna don Giuseppe Annichini, che la mise in salvo in Val Strona.

Note biografiche

[dall'intervista al Dott. Pier Paolo Galli, figlio di Giovanni Galli, rilasciata il 20/01/2010 a Lorenzo Camocardi].

Gabriele Galli era nato a Domodossola nel 1904 e morto nel 1967, professione avvocato con studio ad Omegna. Aveva studiato in seminario a Stresa con L'avvocato Menotti di Intra e l'avv. Albertini (comunista) di Gravellona di cui era amico.
Era residente a Orta dal [?] in una villa a 200 metri dalla piazza, sulla collina verso il Sacromonte. La situazione a Orta era tranquilla e non ci furono grossi problemi dopo l'8 settembre. Secondo l'intervistato non c'erano altri ebrei oltre ai Levi.
Il comando fascista di Orta era composto da militi abbastanza tranquilli. In occasione di una fucilazione di un disertore il plotone non colpì il condannato che dovette essere finito dall'ufficiale.
G. Galli venne nominato Podestà di Orta su indicazione del prefetto Letta che, nonostante la sua giovane età, credeva in questo giovane avvocato. Galli non era iscritto al PNF e dovette farlo dopo la sua nomina. Nell'autunno del 1943 (non specifica il mese) all'ora di pranzo vide una camionetta di soldati tedeschi arrivare in piazza Orta. I soldati bussarono alla sua porta accompagnati dal maresciallo dei carabinieri Lorenzini. Chiesero se c'erano ebrei in paese e sia il Galli che il Lorenzini negarono in modo assoluto. I tedeschi se ne andarono. Dopo 15 min arrivò spaventato Mario Levi, oculista, amico di Galli. Levi disse che i tedeschi lo stavano cercando a casa sua. Galli consigliò vivacemente il Levi di attraversare il giardino, e scappare verso la collina di Orta confinante con esso. Levi esitò dicendo che i tedeschi erano a casa sua col figlio e le mogli. Dopo poco arrivò Roberto Levi, figlio di Mario, dicendo che se non si fosse consegnato i tedeschi avrebbero portato via le mogli. Galli consigliò con insistenza ad entrambi di fuggire dal retro in quanto le mogli non correvano pericolo perché "ariane" (P. Galli ricorda perfettamente questa parola a lui sconosciuta). Mario Levi gli disse: "No, mio figlio non me lo perdonerebbe mai" e se ne andò con Roberto. Il Galli non seppe più niente di loro. PP. Galli dichiara di non avere più visto neanche le mogli fino a guerra finita, quando fecero visita a suo padre.
PP. Galli non sa se il padre fece da tramite con Don Anichini (suo amico) per organizzare la fuga delle mogli.
Dopo qualche mese, nel tardo autunno del 1943, G. Galli fu avvisato che la sua posizione non era più sicura e si dimise da Podestà. Un giorno il messo comunale di Novara, arrivò in bicicletta per avvertirlo che era in pericolo. il Galli si recò a Gravellona per avvertire l'avv. Albertini (comunista) e probabilmente anche Menotti. Albertini non prese precauzioni e fu mandato a Mathausen dove sopravvisse. G. Galli iniziò a nascondersi, soprattutto di notte, presso una baracca sulla collina del Sacromonte confinate alla sua villa, fino alla fine della guerra. Un giorno si recò presso il suo ufficio di Omegna in treno. La sua segretaria si precipitò alla stazione dicendogli che i tedeschi lo stavano aspettando in ufficio e lui non si presentò.
PP. Galli sostiene che Terracini venne a casa di suo padre in una o più occasioni, ma non sa se gli organizzò la fuga.
Dopo la guerra la famiglia si trasferì a Intra per iscrivere il figlio al liceo e usufruì dello studio dell'avv, Menotti.