Se per Resistenza partigiana intendiamo la lotta contro gli italiani della Rsi e i tedeschi che avviene dopo l’armistizio, dobbiamo comunque tener presente che gran parte dei partigiani sono giovani educati nelle scuole del Regno ai valori del fascismo. Per favorire la loro ribellione determinante è stato anche l’insegnamento e l’esempio dei “vecchi” che la resistenza contro il fascismo la stavano portando avanti da vent’anni.
Tra i deportati di questo gruppo ci sono vecchi e noti antifascisti novaresi come Francesco Albertini, Carletto Leonardi, Montano Lampugnani o il milanese di adozione Angelo Scotti[1], ma anche altre persone forse meno note, ma tutte accomunate dall’essere la generazione di coloro che, giovani negli anni Venti, vedono l’affermarsi del fascismo e già allora iniziano a ribellarsi. E’ il caso del novarese Ugo Suardi, operaio all’Abital di Rho, in provincia di Milano, dove è arrestato nella primavera del 1944. Dopo alcuni mesi passati a S. Vittore viene mandato nel campo di Flossenbürg e lì muore nel settembre del 1944. Oppure Antonio Paglino di Trecate, antifascista dagli anni Venti e per questo incarcerato e poi confinato prima a Ventotene e poi alle isole Tremiti fino alla caduta di Mussolini. L’anno successivo viene nuovamente arrestato per attività partigiana e deportato a Mauthausen.
Di alcuni di loro non ci sono per il momento notizie se non, a volte, l’iscrizione nel Casellario Politico Centrale, dove venivano schedati principalmente i cosiddetti sovversivi e in generale le persone ritenute pericolose per lo stato. Questo comportava spesso arresti, il confino o anche la deportazione come è il caso ad esempio dei novaresi Lodovico Allera, Anacleto Canevari o del bergamasco Eugenio Bruni, arrestato a Cannobio.
[1] Francesco Albertini, avvocato verbanese, arrestato più volte per attività clandestina a favore del Pci, dopo l’armistizio inizia ad organizzare gruppi di partigiani nella zona fino all’arresto nel dicembre del 1943 e la deportazione a Mauthausen. Nel dopoguerra svolge attività politica nel Psi diventando parlamentare italiano e successivamente europeo.
Carletto Leonardi prima socialista e poi dal 1921 comunista, diventa dirigente della federazione novarese. Nel settembre del 1943 ad Arona organizza il Cln provinciale e collabora attivamente alla formazione dei primi gruppi partigiani della zona. Viene arrestato ad aprile del 1944 e deportato a Fossoli, poi a Mauthausen e a Gusen II, dove muore il 19 gennaio 1945.
Montano Lampugnani del Cln di Novara, ispettore delle organizzazioni partigiane nella provincia, viene arrestato da un agente dell’OVRA il 13 febbraio 1944. Processato dal Tribunale Speciale resta in carcere fino a giugno, per poi finire a Fossoli e a Mauthausen.
Angelo Scotti, avvocato, novarese di nascita, dopo il 25 luglio 43 diventa segretario del partito liberale a Milano e dopo l’armistizio entra nel Comitato Lombardo Militare e poi nel CLNAI. Organizza gli aiuti militari per la resistenza nel bergamasco. Il 9 novembre è arrestato nel suo studio di Milano assieme ad altri. Ricoverato al Niguarda per le torture subite, rifiuta la possibile fuga per non compromettere i compagni arrestati con lui. Condannato a morte con Cesare Poli, Gaetano Andreoli e Arturo Capettini, viene portato a Piazzale Accursio per la fucilazione il 31 dicembre 1943, ma una sua precedente richiesta di grazia viene accolta prima della fucilazione: ha la pena commutata nell'ergastolo. Tuttavia in seguito viene deportato a Mauthausen dove muore nel luglio 1944.