Questo è l’ambito che comprende la maggior parte delle persone fino a questo momento individuate. Considerando vecchi e nuovi antifascisti, collaboratori a vario titolo dei partigiani e partigiani ufficialmente riconosciuti, si arriva per ora al 44,5% circa del totale, vale a dire a 218 persone. La distinzione tra le categorie non è sempre agevole perché i ruoli spesso si intrecciano e possono cambiare durante la guerra, ma forse non è neppure così essenziale. Le vite di queste persone, per quel poco che in molti casi si è ricostruito, offrono un discreto spaccato del periodo e delle reazioni individuali a quanto stava succedendo.
Tra le tante vicende di chi collabora con i partigiani ci sono le storie di Domenica Diverio che finisce a Ravensbrück per aver aiutato i fratelli partigiani a fuggire o di Antonietta Babbini che aiuta militari e prigionieri fuggiti dai nazisti e dai fascisti a espatriare collaborando attivamente con il CLN di Domodossola. Ci sono anche sacerdoti come Angelo Ricci, parroco di Stresa, arrestato come antifascista, deportato dai tedeschi a Mauthausen, ma poi fatto liberare grazie all’interessamento del cardine milanese Schuster. Non altrettanto fortunata la sorte del novarese Giuseppe Vaiarini, staffetta partigiana tra Novara e Oleggio, deportato e deceduto in Germania.
Va precisato che non tutti i deportati politici finiscono direttamente nei KL, una ventina di loro condivide la sorte dei civili e viene deportata nei campi per lavoratori coatti.