Mercoledì 15 settembre 1943, tra le h 16 e le h 17, due camionette delle SS arrivano nella piazza di Orta. Due militari accompagnati da un interprete si recano in via Olina n. 50 a casa della famiglia ebrea Levi, dove - appena sfollati da Torino – vivono, nella casa affittata da anni per le vacanze, Mario Levi ed Emma Coen con il figlio Roberto e la moglie Elena Bachi. Le SS intimano a Roberto Levi (che all’arrivo delle SS a Orta si trovava al bar con la moglie Elena e, pur avvisato del pericolo, aveva rinunciato a fuggire), di uscire a cercare il padre; questi nel frattempo si era rifugiato a casa del podestà Gabriele Galli, da tempo clandestinamente attivo nel favorire l’espatrio in Svizzera degli ebrei, con l’aiuto del viceparroco di Omegna don Giuseppe Annichini. Ignorando il consiglio di Galli di darsi alla fuga, padre e figlio tornano a casa e vengono arrestati. Di loro non si saprà più nulla; i loro corpi non verranno mai ritrovati.
Emma Coen ed Elena Bachi, dopo aver cercato invano di ottenere informazioni sulla sorte dei mariti presso i comandi delle SS sul lago, capiscono di essere a loro volta in pericolo e vengono aiutate a nascondersi.
Elena Bachi viene indirizzata dal Podestà Gabriele Galli a don Giuseppe Annichini. Questi dapprima organizza invano il suo espatrio in terra elvetica (giunta con alcuni partigiani in prossimità del confine in Val Vigezzo viene a sapere che la Svizzera aveva chiuso le frontiere), quindi, dopo averle procurato documenti falsi da cui risultava essere sua nipote, la nasconde a Loreglia, in val Strona; raggiunta dai suoi genitori, vi rimarrà nascosta fino al termine della guerra lavorando come catechista presso la scuola del paese.
Emma invece riuscirà a tornare a Torino, dove troverà rifugio presso una casa di riposo fino alla Liberazione.
- Documento falsificato di Elena Bachi