Princigalli Anna Maria Scheda completa: Princigalli Anna Maria "Anna Maria" Nome: Anna Maria Cognome: Princigalli Nome di battaglia: Anna Maria
Data nascita:
2 ottobre 1918
Luogo nascita: Bergamo (BG)
Padre:
Princigalli Antonio
Madre:
Zell Maria
Professione: profesoressa di filosofia, pedagoga
Data morte:
1969
Luogo di morte:
Matricola: 20 Ultima formazione: Comando Divisione Ruolo: Capo ufficio Stampa e Propaganda
Appartenenze:
Attività partigiana:
Nella primavera del 1944 subì un intervento chirurgico a Milano che determinò l’asportazione parziale di un polmone. Durante la convalescenza nel Sanatorio di Miazzina, in provincia di Verbania, stabilì i contatti con la Resistenza locale. Dal 15 giugno 1944 entrò in formazione nella Brigata Valgrande Martire, nome di battaglia di “Anna Maria”, con il ruolo di capo dell'Ufficio Stampa e Propaganda. Il 15 ottobre 1944 venne arrestata dai Militi a Bedero (VA) in circostanze ignote (non è stato reperito il verbale di interrogatorio). Un mese dopo, il 15 novembre, entrò nel Carcere Giudiziario di Varese per ordine del Comando della Guardia Nazionale Repubblicana del Distretto di Varese, come attestato dal 9° "Registro Matricola dei Detenuti" che le attribuisce il numero di registrazione 1078. Secondo la testimonianza del partigiano Pietro Ottinetti, durante la detenzione fu torturata dai fascisti. Venne scarcerata il 4 dicembre 1944 per ordine della Gendarmeria Zug e rientrò in formazione. Dal marzo 1945, con la costituzione della Divisione Mario Flaim, passò al servizio del Comando divsionale come capo dell'Ufficio Stampa e Propaganda. Riconosciuta partigiana combattente con 10 mesi e 10 giorni di anzianità.
Qualifica:
Partigiano combattente
Tesserino retro
Scheda:
Scheda retro:
Anna Maria Princigalli nacque a Bergamo il 2 ottobre del 1916. Suo padre, Antonio Princigalli, era un ufficiale dell’esercito di Canosa Di Puglia, trasferito a Bergamo durante la Prima Guerra Mondiale. Sua madre, Maria Zell, d’origini svizzere e tedesche, era maestra elementare. Cessato il conflitto, Anna Maria fece rientro con i genitori a Canosa. Negli anni ’30 s’iscrisse all’Università di Firenze, dove entrò a far parte della cerchia degli studenti favoriti degli storici della filosofia Ludovico Limentani (poi allontano per le sue origini ebraiche) ed Eugenio Garin. Si ammalò di tubercolosi e, come scrisse lo stesso Limentani, ciò mise a rischio i suoi studi. Venne curata dal prof. Siciliani, zio di Garin, e una volta ristabilitasi riuscì a laurearsi sotto la direzione di quest’ultimo. Durante la guerra venne operata a Milano per l’asportazione parziale di un polmone. Passò la sua convalescenza nel sanatorio di Miazzina in provincia di Verbania ed è qui che entrò nella Resistenza con il nome di battaglia “Anna Maria”. Divenne capo Ufficio Stampa e Propaganda dapprima della brigata Val Grande Martire e successivamente della Divisione Mario Flaim. Fu la sola donna della Flaim ad avere il grado di ufficiale. Venne arrestata il 15 ottobre 1944 durante il grande rastrellamento e incarcerata a Varese e poi a Milano. A causa della prigionia si manifestarono i primi cenni di una recidiva della malattia polmonare. Secondo la testimonianza del partigiano Pietro Ottinetti venne torturata dai fascisti. A Liberazione avvenuta divenne l’animatrice dei primi otto numeri della rivista “Valgrande Martire giornale di brigata”, poi ribattezzata “Monte Marona. Giornale della divisione alpina Mario Flaim”. In seguito lasciò la rivista per fondare assieme a Luciano Raimondi il Convitto Rinascita di Milano. Diresse il Convitto Rinascita di Novara che rappresentò alle Conferenze dei direttori delle comunità di bambini che si tennero in Svizzera, Francia e Belgio per la fondazione della FICE - Féderation Internationale des Communautés d’Enfants affiliata all’Unesco. Si specializzò in psicologia infantile a Parigi con Henri Wallon, ex esponente della Resistenza francese e a Ginevra con Jean Piaget. Fece parte della cosiddetta “brigata universitaria” costituita da ex partigiani che per volontà del filosofo Antonio Banfi andò a rinnovare il corpo accademico dell’Università statale di Milano e divenne una delle maggiori interpreti in Italia del pedagogo sovietico Anton Makarenko. Per la rivista “Rinascita” diretta da Palmiro Togliatti (sullo stesso numero compaiano testi di Amendola, Longo e Calvino), pubblicò l’articolo “Infanzia del dopoguerra” e divenne membro della redazione della nascente rivista “Educazione democratica”. Fece altresì parte della commissione del ministro Gonella per la riforma della scuola. La malattia polmonare intanto andava peggiorando sempre di più. A ciò si aggiunsero altri problemi di salute. Così, appena quarantenne, abbandonò la sua carriera. Al fine di ricevere le cure più adeguate intervennero a suo favore gli ex capi partigiani Ferruccio Parri, Paolo Pescetti, Aristide Marchetti, Giuseppe Boffa e Giancarlo Pajetta. Fu chiamata all’Istituto di studi comunisti delle Frattocchie dove trascorse, lavorando e studiando, le ultime fasi della sua vita. Morì il 24 gennaio del 1969 a 53 anni. Quel giorno l’Unità la salutò così: “Si è spenta la compagna Anna Maria Princigalli, valorosa partigiana, educatrice e pedagoga che diresse per molti anni i convitti dei partigiani istituti dopo la Liberazione”. [Biografia a cura di Giovanni Princigalli]