Terracini
Dopo la liberazione dal Confino raggiunse, con Camilla Ravera, Torino per poi recarsi prima a Novara e successivamente a Orta. Questa la sua testimonianva:
"A Torino abitava mio fratello che mi aveva sempre aiutato, assistito, negli anni del carcere e del confino. La città era quasi deserta. La maggior parte della gente era sfollata. Anche mio fratello era partito, si era recato a Novara dove abitava sua figlia. […+
Mi decisi: andai alla stazione e presi un treno per Novara. Ritrovai mio fratello, la sua famiglia. Era un brutto momento: si era diffusa la notizia che nazisti e fascisti avevano iniziato la caccia agli ebrei. Io oltre ad essere ebreo ero pure comunista. Bisognava trovare un rifugio. Novara non era sicura. Mia nipote aveva una villetta sul lago d’Orta. Ci andammo. Ci svegliò in piena notte un fascista del luogo, era anzi proprio il segretario del Fascio di Orta. Un letterato, un buon uomo. Ci avvertì che un plotone di tedeschi aveva iniziato a rastrellare il paese. Cercavano antifascisti ed ebrei. Presto sarebbero arrivati anche lì. Restammo incerti, non sapevamo come comportarci. Il segretario del Fascio ruppe ogni indugio: era venuto in barca, un mezzo di comunicazione normale in quei luoghi. “Va bene” ci disse “scendete, montate sulla mia barca, venite per il momento a casa mia”. Così ci offrì un primo rifugio sicuro. Fece di più: organizzò dopo due giorni il nostro passaggio clandestino in Svizzera. Quando varcammo la frontiera cominciava ad albeggiare. I gendarmi svizzeri ci condussero in un borgo poco lontano dal confine, dove sorgevano molti alberghi, che erano stati adattati dal governo a campi di raccolta per i profughi che fuggivano dall’Italia." (PENDINELLI MARIO (a c.), Quando diventammo comunisti. Conversazione con Umberto Terracini tra cronaca e storia, Rizzoli, Milano 1981, pp. 133-134).
Secondo Cesare Bermani, a salvarlo fu il poeta e critico cinematografico Augusto Mazzetti, noto e fervente fascista ma avverso alla persecuzione razziale che non era però non era il Segretario del Fascio di Orta..(Guerra e dopoguerra sul lago d’Orta, Nuova Trauben, Torino 2015, p. 6)
Il Podestà di Orta, Gabiele Galli, era a conoscenza della sua presenza e lo ha avuto ospite a casa sua. Non è accertato, ma è probabile, se abbia contribuito alla sua messa in salvo e all'organizzazione dell'espatrio clandestino.