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Sono compresi in questa categoria i partigiani, quelli ufficialmente riconosciuti, 179 persone ad oggi. Sono la maggioranza tra le diverse tipologie di deportati novaresi e questo per molti aspetti è un dato abbastanza scontato e atteso per una zona ricca di formazioni partigiane ripetutamente coinvolte in scontri e sottoposte a rastrellamenti.

In relazione al grande rastrellamento del giugno 1944 sui monti della Val Grande, a nord di Verbania (l’operazione Köln-Freiburg), vengono deportati molti partigiani appartenenti alla formazione Valdossola di Dionigi Superti e Mario Muneghina, che in quel periodo subisce anche un alto numero di perdite durante gli scontri o per rappresaglia (come a Baveno o a Fondotoce). Purtroppo molte schede per il riconoscimento della qualifica di partigiano compilate nell’immediato dopoguerra dal CLN dell’Alta Italia contengono solitamente l’indicazione “deportato in Germania” e solo in alcuni casi si specifica il campo di destinazione. Informazioni che invece ci sono per la decina di deportati catturati durante un altro rastrellamento, quello di fine dicembre 1944 al Mottarone. Ma il gruppo più numeroso di deportati coinvolti in un singolo evento riguarda i partigiani artefici dell’insurrezione a Villadossola nel novembre 1943. Una parte di loro viene direttamente mandata in Germania e una parte viene processata e fucilata a Novara, ma tra i processati vi sono anche gli ossolani Luigi Boghi, Remo Busca, Fernando Calzetti e Rino Zanelli, inizialmente condannati a morte, ma poi destinati alla deportazione: tutti e quattro riescono a sopravvivere e tornano a casa dopo la guerra.

Casi particolari e significativi sono gli arresti e le deportazioni effettuate all’estero, come quelli che coinvolgono i militari verbanesi Carlo Bleu e Franco Verna, ufficiali alpini in Jugoslavia, passati dopo l’armistizio, assieme a gran parte del loro reparto, con i partigiani slavi. Analoga la sorte del bavenese Tersilio Morandi, militare in Jugoslavia nel battaglione Intra che si schiera con i partigiani locali. C’è poi la vicenda del novarese Carlo Negri, reduce dalla guerra di Spagna poi espatriato in Francia e lì attivo nel movimento partigiano fino all’arresto e alla deportazione in Germania.

Un problema riscontrato nella schedatura di alcuni nomi è stato quello della localizzazione della formazione di appartenenza, perché alcune di queste operavano nel Novarese e nelle aree limitrofe, la Valsesia e la zona di Varese. Durante la guerra ci sono spostamenti e mescolanze tra gruppi partigiani per cui diventa difficile, ma forse anche inutile, operare nette distinzioni. In ogni caso sono stati qui inseriti anche i lombardi attivi nella 125^ Brg. F.lli Rosselli e nella 119^ Brg. Gastaldi perchè ufficialmente dipendevano dalla II Divisione Redi.

 

Il libro di Carlo Squizzi sull'insurrezione di Villadossola l'8.11.43
Il libro di Carlo Squizzi sull'insurrezione di Villadossola l'8.11.43
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Dichiarazione di Tersilio Morandi sulla sua attività partigiana
Dichiarazione di Tersilio Morandi sulla sua attività partigiana
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L'alpeggio di Pogallo in Val Grande, luogo dell'eccidio partigiano del 18 giugno 44
L'alpeggio di Pogallo in Val Grande, luogo dell'eccidio partigiano del 18 giugno 44

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