Nel 1963 un giudice tedesco si imbatte nella strage del lago Maggiore durante le indagini sulle operazioni in Italia di Theodor Saewecke, comandante a Milano della Gestapo. L’istruttoria - relativa agli eccidi di Baveno, Arona, Meina, Stresa e Mergozzo - inizia nel 1964 e si svolge con l’aiuto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano diretto da Eloisa Ravenna e della magistratura italiana.
Il processo si celebra a Osnabrück (Germania) nel 1968. Dopo sei mesi di dibattito, con 61 udienze - alcune delle quali in rogatoria a Milano - e la convocazione di 180 testimoni tedeschi e italiani, con sentenza del 5 luglio 1968 la Corte, composta de tre giudici togati e sei giudici popolari, ha riconosciuto tutti e cinque gli imputati colpevoli: condanna all'ergastolo per omicidio aggravato relativo a ventidue casi (in istruttoria erano solo 19) per gli ex capitani delle SS Röhwer, Krueger e Schnelle, riconosciuti autori delle stragi poichè diedero l’ordine di uccidere; condanna a tre anni per concorso in omicidio in qualità di esecutori materiali in dodici casi per i due ex sottufficiali Oskar Schultz e Ludwig Leithe.
Premessa alla motivazione della sentenza pronunciata dal presidente della Corte di Assise Haack:
“Molti discutono in Germania se sia il caso o no, dopo venticinque anni, di fare questi processi per crimini del tempo di guerra. Costoro si richiamano ai termini di prescrizioni di questi reati che sono stati prorogati, alle lacune della memoria, al rientro responsabile nella vita civile, all’opportunità di dimenticare e di non rivangare entro ferite appena chiuse. A noi giudici non spetta di dare una risposta a queste domande; il nostro compito è soltanto quello di decidere se via sia stata colpa o no. E noi lo abbiamo fatto, con piena coscienza. Nel caso delle uccisioni sul lago Maggiore, gli argomenti militari non hanno alcun valore. Questi crimini non hanno nulla a che fare con la guerra; qui sono stati uccisi, senza motivo alcuno, donne e bambini, soltanto perché ebrei. È stato un crimine su iniziativa privata: i sei mesi del processo ce ne hanno fornito le prove”.
In seguito al ricorso degli imputati contro la sentenza di condanna della Corte di assise di Osnabrück, due anni dopo la Corte Suprema di Berlino proscioglierà gli imputati e ne ordinerà la scarcerazione, dichiarando i reati prescritti, con sentenza definitiva dell’aprile 1970.