La deportazione razziale, che in provincia di Novara coinvolge esclusivamente ebrei, consiste in modo particolare nella “strage del Lago Maggiore”, la prima uccisione sistematica per odio antisemita avvenuta sul territorio italiano ad opera dei tedeschi. Si tratta di cinquantotto persone residenti nel Novarese o sfollate nel Novarese in seguito ai bombardamenti, come molti altri civili. Alcuni di loro sono di passaggio verso la Svizzera, in ogni caso tutti spariscono nell’autunno del 1943, durante le primissime settimane di occupazione, alcuni deportati, quasi tutti uccisi sul posto. In alcuni casi le autorità locali – pur formalmente ancora dipendenti dal Governo Badoglio – o singoli cittadini contribuiscono alla cattura degli ebrei, ma in molte altre situazioni la popolazione locale risulta determinante per la loro salvezza.
In quel periodo non sono pochi gli ebrei presenti nei paesi del lago: oltre ai cittadini italiani residenti o villeggianti abituali vi sono anche parecchi stranieri precedentemente arrivati in Italia nelle grandi città del nord e sfollati a causa dei bombardamenti. Nonostante le discriminazioni razziali gli ebrei italiani si sentivano relativamente al sicuro in Italia e pensavano che la loro cittadinanza li avrebbe comunque protetti dai tedeschi. Questi riescono ad individuare dove si trovano gli ebrei con l’aiuto di delazioni, ma anche degli elenchi creati dallo stato italiano in seguito alle leggi razziali del 1938[1].
Per approfondimenti sul tema, si rinvia alla banca dati consultabile al seguente indirizzo: http://archivio.casadellaresistenza.it/archivi/olocausto
[1] “Le SS sapevano bene dove, a Stresa, a Baveno, ad Arona, a Meina, sul lungolago, sulle colline, abitassero gli ebrei. Non è detto che le liste fossero date loro dal gruppo di funzionari incaricati da Himmler della caccia agli ebrei italiani che l’8 settembre ricevettero luce verde per l’azione diretta. Potevano anche essersele procurate localmente in poche ore, con o senza l’aiuto di collaborazionisti locali. Potevano averle prese negli uffici comunali o nei commissariati.” (Roberto Morozzo della Rocca, Introduzione a La strage dimenticata. Meina, settembre 1943. Il primo eccidio di ebrei in Italia, Interlinea, 2003)