Venerdì 8 ottobre 1943 il giovane ebreo Riccardo Ovazza viene arrestato a Domodossola. L'arresto è la conseguenza di un tentato espatrio clandestino in Svizzera, fallito a causa di un respingimento da parte delle autorità di confine elvetiche.
Condotto a Intra al locale comando SS, presso le ex scuole elementari femminili, viene depredato dei beni in suo possesso (denaro e gioielli), viene torturato e interrogato per ottenere informazioni sui famigliari. Ucciso la sera stessa, il suo corpo, fatto a pezzi, viene bruciato nella caldaia della scuola.
Il resto della famiglia Ovazza - il padre Ettore, noto banchiere, con la moglie Nella Sacerdote e la figlia Elena - viene rintracciata grazie ai documenti sequestrati e alle informazioni estorte a Riccardo: la sera del 9 ottobre una pattuglia arriva a Gressoney Saint Jean, presso l'albergo Lyskamm, dove la famiglia si era trasferita alla fine di settembre da Torino con l'obiettivo di avvicinarsi alla Svizzera.
Il giorno successivo i tre vengono arrestati e condotti alla sede SS di Intra.
Nonostante il suo passato di fascista e la sua intensa attività di propaganda del fascismo all’interno della comunità ebraica, Ettore Ovazza viene assassinato insieme a moglie e figlia e i loro corpi, fatti a pezzi, vengono bruciati nella caldaia, mentre tutti i beni di famiglia, trasportati in due successivi viaggi, vengono depredati dal comando delle SS.