Nel 1955 il Tribunale di Torino riapre, a qualche mese dalla sentenza di assoluzione emanata dal Tribunale di Graz, il caso relativo al coinvolgimento di Gottfried Meir nell'eccidio della famiglia Ovazza. Il processo si svolge con l'imputato, all’epoca direttore di una scuola elementare in Austria, contumace. Con sentenza del 2 luglio 1955, Meir viene condannato all’ergastolo, la pena non viene tuttavia eseguita perché il governo austriaco non concede l’estradizione.
Sulla sua colpevolezza, in ogni caso, così come sulla particolare efferatezza dei crimini commessi, non sussistono dubbi. Gli Ovazza morirono e furono bruciati in quanto ebrei, certamente, però dietro ai loro omicidi, come si evince dalle carte processuali, c’è l’avidità bestiale del capitano delle SS e dei suoi uomini.
Enrico Macis, procuratore militare della Repubblica a Torino, dichiara:«Come ordinato dai tre agenti tedeschi, la famiglia era partita (da Gressoney) con tutto o quasi il proprio bagaglio, in cui fra l’altro erano gioielli per non meno di cinque milioni (valutazione 1943); i tre giunti al comando SS vennero condotti, prima il comm. Ovazza e poi le due donne, davanti al cap. Meier e il bagaglio scaricato al comando. È da notarsi che essendo parso ai catturatori non completo il trasporto (da cui era stata notata mancante una bottiglia di liquore cominciata la sera prima) l’autista Targhetta ebbe ordine di tornare a Gressoney e trasportare a Intra tutto, niente escluso, di quanto apparteneva agli Ovazza; il giorno successivo infatti il Targhetta tornò scaricando una cassa piena degli ultimi oggetti raccolti, che veniva ritirata da militari delle SS».
Secondo la deposizione di un testimone Il Targhetta consegnò la cassa entro lo stesso cortile del Palazzo delle scuole di Intra; quando si accorse che nella vettura era rimasto il paracqua ritornò verso i poliziotti germanici porgendoglielo: uno dei funzionari lo prese con atto di disprezzo e lo scaraventò in un angolo, esclamando: “Ormai questi ebrei non hanno più bisogno di ombrello!”.
Negli anni '60 falliranno altri due tentativi di riapertura del processo.
Meir vivrà impunito in Carinzia come direttore di scuola sino alla morte, avvenuta nel 1970.