Coen Torre
Di famiglia ebrea di Alessandria, Giulio Torre svolgeva negli anni trenta la professione di batteriologo in Francia, da dove fu espulso con l'accusa di favorire al lavoro gli emigranti italiani. Venne rispedito in Italia alla vigilia delle leggi razziali. Durante la guerra era con la famiglia a Milano, ospiti dei Minerbi Ottolenghi, genitori della moglie Herta.
Sfollato da Milano, nell’autunno del 1942 Giulio Coen Torre si trovava a Vergiate (VA), non lontano dal Lago Maggiore, insieme alla famiglia (la moglie Herta Minerbi, le figlie Adriana di 9 anni e Renata di 6, la suocera Ida Ottolenghi e la cognata Maria Luisa).
Nel settembre 1943, subito dopo gli eccidi di ebrei avvenuti sulle sponde del Lago Maggiore, la famiglia Coen Torre entrò in clandestinità.
Le donne e le due bambine trovarono rifugio presso il convento femminile benedettino di Ronco di Ghiffa, Giulio venne ospitato in una casa proprio davanti al monastero.
Non sentendosi più al sicuro, nel dicembre del 1943 Giulio lasciò il suo rifugio accompagnato dalla sola moglie Herta. Indirizzati da Achille Beretta, proprietario della ditta svizzera con sede a Verbania "Birra Sempione", attivo nel favorire l'espatrio in Svizzera dei perseguitati, trovarono rifugio a Trarego, nascosti e aiutati da Anna Bedone e dal marito Giovanni Ferrari. Durante le feste di Natale i coniugi Coen Torre vennero raggiunti dalle figlie Adriana e Renata e, nel giugno 1944, dopo essere state costrette a lasciare il convento in seguito a una spiata, anche da Ida, Maria Luisa e Marta (sorella di Maria Luisa e Herta, giunta ad aprile da Venezia). La famiglia visse a Trarego in clandestinità fino alla Liberazione.