Difficile quantificare il numero di ebrei che, nell’area del novarese, riuscirono a mettersi in salvo, tanto più che in quell'area non si conoscono nemmeno i numeri esatti della presenza ebraica. Le informazioni su questo aspetto sono ancora lacunose (una ricerca organica è in fase di svolgimento), si può tuttavia sostenere, sulla base di testimonianze, che molte furono le persone (partigiani, antifascisti, membri della chiesa cattolica o semplici civili non ebrei) che a proprio rischio e a vario titolo - nascondendo, accompagnando, finanziando - aiutarono gli ebrei a mettersi in salvo.
Alcuni ebrei si salvarono vivendo in clandestinità con documenti falsi fino alla Liberazione, spesso grazie all’aiuto di concittadini non ebrei.
E’ il caso, ad esempio, di Elena Bachi (moglie di Roberto Levi, ucciso a Orta) nascosta con documenti falsi a Loreglia in Val Strona; o della famiglia Jarach, scampata all’eccidio di Arona perché avvisata appena in tempo dal medico aronese Luca Canelli; o ancora della famiglia Coen Torre, nascosta prima nel convento di Ronco di Ghiffa, poi a Trarego dalla famiglia Ferrari.
Altri si salvarono espatriando clandestinamente in Svizzera.
Dopo che i presidi di frontiera furono occupati da contingenti fascisti e tedeschi, per raggiungere e oltrepassare il confine si affidarono a guide esperte dei luoghi e dei controlli di frontiera: partigiani, che organizzavano veri e propri servizi di passaggio (nel verbano operò, in particolare, la Brigata Cesare Battisti), più spesso contrabbandieri (che generalmente lo facevano dietro compenso), ma anche semplici cittadini non ebrei.
Gli ebrei che volevano raggiungere la Svizzera attraverso l’Ossola e il Verbano avevano due possibilità: valicare i passi di montagna o attraversare il lago.
Una delle vie più seguite da chi arrivava da Milano consisteva nel raggiungere Laveno e attraversare con il battello il Lago Maggiore fino a Cannobio (oppure approdare a Intra e da qui raggiungere Cannobio), dove avveniva l’incontro con i passatori che li avrebbero condotti alla salvezza salendo all’Alpe Cortaccio. In alternativa si poteva raggiungere la Svizzera anche via lago affidandosi ad alcuni barcaioli che facevano da passatori. Meno accessibili i passi dell’Ossola, valicati soprattutto da ebrei che già risiedevano in zona.
[Nella colonna di destra, a titolo esemplificativo, la scheda di alcuni sopravvissuti e giusti. La sezione è in fase di realizzazione]